Al liceo lo chiamavano "Baby Westbrook", con una gran prova da 22 punti ha trascinato la Openjobmetis alla prima vittoria lontano dal suo parquet
di Raffaele Pappadà© IPA
Se Varese ha retto dopo la partenza di Nico Mannion è, anche, merito suo. E se a Sassari è arrivata la prima vittoria lontano dal palazzetto amico, idem.
Jaylen Hands si sta confermando il leader tecnico della squadra di Mandole e i numeri raccontano benissimo la sua importanza per la squadra. Dalla prima giornata è sempre andato in doppia cifra, sfondando una volta 30 punti (34 contro Trento a metà ottobre) e piazzando quattro ventelli.
L'ultimo con i 22 che hanno messo in difficoltà la Dinamo al Pala Serradimigni: clinico sia dal pitturato (4/4) che dalla lunetta (5/5), Hands ha piazzato anche 3 bombe (su 11 tentate) e aiutato sotto il tabellone difensivo con 5 rimbalzi. Ma non è tutto: in Sardegna è arrivata la sua prima doppia doppia in LBA, grazie a 10 assist distributi.
Ci era già andato vicino: 9 assist contro Trapani, 8 nella penutlima gara con Napoli. Segno della sua grandissima abilità nel costruire per gli altri, affiancata al suo essere letale nel finire i giochi.
Ai tempi del liceo lo chiamavano "Baby Westbrook" e a Varese adesso sanno benissimo il perché: preso come alter ego di Mannion, in grado di moltiplicare il suo talento, adesso Jaylen recita da primo attore.
La valutazione di 33, toccata contro Sassari e altre due volte, è il suo high nel nostro campionato.
Ma più dei picchi, impressiona la costanza: è il quinto giocatore del campionato per valutazione media e il secondo per media punti (solo Rob Gray fa meglio).
La vittoria di Sassari consente a Mandole di respirare un po', con la convinzione che, con un Hands così, lo scenario per Varese può solo migliorare.