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L'ANALISI

L'Olimpia Milano ha cambiato pelle: ora sono tutti protagonisti

Con Brescia è servita una delle migliori prestazione collettive della stagione: (quasi) tutti coinvolti, ritmo e voglia di condividere la palla

di Enrico De Santis
26 Mag 2024 - 11:01

Tutti per uno, uno per tutti. E' diventato improvvisamente questo il motto dell'EA7 che dopo la sconfitta nella prima gara dei playoff contro Trento ha cambiato pelle. Cosa lascia in eredità la tirata e intensa gara 1 di semifinale contro un'eccellente squadra come Brescia? Un pò di indicazioni che abbiamo riassunto in 5 punti. 

NUOVA DEMOCRAZIA MESSINIANA

Già contro Trento, specie nelle due partite giocate alla T Quotidiano Arena, si era capito che stavamo assistendo a qualcosa di nuovo. Milano sta giocando da squadra, come quasi mai fatto nel corso della stagione. Tutti coinvolti, tutti con la voglia di mettere un mattone, tutti consapevoli che per raggiungere l'obiettivo del terzo scudetto consecutivo sarebbe stato necessario mettere da parte le aspirazioni individuali. Basta guardare il tabellino di ieri, con 6 giocatori in doppia cifra: Voigtmann 21, Melli 13, Tonut 12, Flaccadori 11, Hines e Hall 10. E aggiungiamo Napier con 9. Tutti con un linguaggio del corpo che parla chiaro. Se Milano, oltre al talento di cui dispone, ci mette anche questo spirito "da Olimpia" per le altre diventa dura. 

© IPA

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VOGLIA DI CORRERE

La palla viaggia, non rimane più nelle mani di un singolo per troppi secondi aspettando la fiammata individuale. C'è voglia di condividerla, di muoverla per aprire il campo, per sfruttare i vantaggi fisici e tecnici che una squadra come l'Olimpia ha oggettivamente contro (quasi?) tutte le altre squadre del nostro campionato. E allora fermare le transizioni offensive della squadra di Messina diventa molto complicato per le difese avversarie. 

© IPA

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DR JOHANNES E MR VOIGTMANN

Un caso da studiare, un pò come un anno fa. Lo sdoppiamento di personalità del tedescone che ha vagato impaurito per il campo per tutta la stagione, senza fiducia e irritante a tal punto da collezionare una raffica di tiri - comodi e scomodi - rifiutati, ha veramente dell'incredibile. Appena sente nominare la parola playoff si toglie la giacca e gli occhiali di Clark Kent e diventa Superman. Messina si sarà ampiamente pentito di averlo inizialmente escluso nella prima partita della serie con Trento (poi persa). Da lì in poi un’escalation di rendimento clamorosa, fino alla prestazione di ieri in cui si è preso 13 tiri, come mai in tutta la stagione. Che poi ne abbia segnati 8 non è un dettaglio trascurabile. 

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MELLI, IL PESO DEL CAPITANO

I destini di Milano in questi playoff passano dal suo rendimento, perchè è l'unico giocatore capace di fare la differenza in entrambe le metà del campo. E ieri l'ha fatta. In difficoltà all'inizio per i falli (già 3 dopo appena 15 minuti), ha affrontato il secondo tempo contro un avversario come Miro Bilan con una masterclass difensiva che ha disinnescato il pericoloso lungo di Brescia. E si è fatto sentire anche dall'altra parte, con canestroni di grande importanza quando la temperatura del match si era fatta altissima. A questo proposito: per il rinnovo serve una penna?

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IN ATTESA DI VEDER LE STELLE

In una serata che ha regalato così tanti segnali positivi per l'Olimpia, ci sono anche un paio di angoli bui. E non da poco, perché parliamo delle due grandi stelle su cui teoricamente l'EA7 avrebbe dovuto costruire i successi di una stagione che fin qui non ha regalato gioie: Nikola Mirotic e Shavon Shields. Il secondo rientrava da un paio di partite di stop per un affaticamento muscolare e la sua prova incolore ha quindi un buon margine di giustificazione. Anche se il danese dovrà adeguarsi alla nuova versione della Milano che va di corsa e coinvolge tutti. Lascia più interrogativi la condizione di forma del montenegrino, protagonista ieri della peggior prestazione da quando è a Milano. In generale, per quanto visto nel corso della stagione, se non ha la mano calda dalla distanza non riesce a diventare un fattore offensivo, perchè non si incastra facilmente nei giochi della squadra che a sua volta fatica a valorizzarne le indubbie e notevoli qualità di attaccante top. Un rebus ancora irrisolto: più colpa sua o di chi dovrebbe metterlo in ritmo? 

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