Il ct azzurro analizza la serie scudetto e i suoi protagonisti. "Pajola è da top Eurolega. Quanto agonismo, ma con fair play. Quasi sicuramente non andrò in un club"
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La Nazionale si allena a Trento, mentre Milano e Bologna preparano gli ultimi dettagli prima di Gara 3, sul punteggio di 1-1 dopo le prime due gara a Bologna. Tra i tanti spettatori interessati c'è anche il ct azzurro Gianmarco Pozzecco, che ha analizzato la serie e i suoi protagonisti sulle pagine de "La Gazzetta dello Sport". "Si vede la sofferenza agonistica, ma mi piace che la sfida sia all'insegna del fair play".
Serie che era iniziata nel segno di Milano. "Mi pare che la vivano con grande pressione. Dopo Gara 1 sembrava che la serie andasse verso l'Olimpia e il fattore campo può dare serenità. La Virtus ha beneficiato dell'assetto di Gara 2 con Mickey, un lungo dinamico che ha fatto fare un passo in avanti".
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Il ct ha esaltato alcuni dei ragazzi che aspetta in Nazionale. "Ho definito Melli la cosa più vicina a Dino Meneghin, Pajola invece è il più vicino a Gianluca Basile. Il compagno che vorresti sempre avere, ha un talento e un tempismo perfetti, alla Ricky Pittis, se penso a quel tuffo per recuperare su Napier. La sua lettura di gioco è una capacità innata ed è un vincente. All'inizio avevo una buona considerazione di lui, ma non quella che meritava. Il nostro general manager, Trainotti, mi ha fatto andare oltre il giudizio iniziale: è uno da top Eurolega".
Elogi anche per Tonut e, ancora, per Melli. "Stefano ha lo status che gli permette di fare quello che ha nel suo bagaglio tecnico: italiani come lui non ti lasciano mai per strada. Con Nic chiudiamo il cerchio: per me è indispensabile, mi permetto di allargarmi dicendo che lo è anche per Milano".
Impossibile non parlare anche di Marco Belinelli. "Un'istituzione. Fa cose che fa solo lui, come inventarsi quei tiri con l'uomo addosso da 8-9 metri. Complicato stargli dietro nel gioco senza palla, ha una dimensione unica. Per la Nazionale abbiamo rispetto e considerazione reciproci, come con Hackett. Sono intelligenti, so come la pensano e loro sanno come la penso io. Se non riuscissi ad allenare Marco in carriera, la vivrei con rammarico. Le scelte sono state fatte con serenità, anche se sofferte".
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Guardando al campionato, il ct desidera più spazio per i giovani di talento. "Andrea Meneghin ha esordito in Serie A a 16 anni, oggi è impensabile: perché? Abbiamo l'obbligo di dare loro la possibilità di dimostrare il valore che hanno. Lo vedo anche da padre: la fiducia fa crescere".
Guardando al futuro prossimo, Pozzecco sembra escludere il doppio impiego. "Quasi sicuramente non andrò in un club, anche se mi girano quando penso che la prossima Serie A potrebbe avere metà dei tecnici stranieri".
Adesso, però, c'è da concentrarsi solo sul gruppo attuale. "Oltre a quelli in finale, considero nella famiglia Baldasso, Alviti, Rossato e Denegri. In questi giorni mi aiutano grandi allenatori come Bonora, Boniciolli e Pillastrini. La Nazionale non è mia, è di tutti".