Il nuovo coach della Givova è convinto delle possibilità della squadra. "C'è potenziale ed esperienza per salvarsi, un obiettivo sempre durissimo"
di Raffaele Pappadà© IPA
Missione risalita per ripartire: le voglie della Givova Scafati e di Marco Ramondino si sono intrecciate. L'ex coach di Tortona è tornato ad allenare e a vivere l'adrenalina del parquet, a cui si somma quella della classifica. La Givova attraversava un momento nero e aveva bisogno di un cambio di rotta.
"In effetti, al di là del mio arrivo, la squadra purtroppo veniva da più sconfitte consecutive, quindi è stato un periodo molto pesante e frustrante. Il lavoro da parte del gruppo, dei giocatori e dello staff è sempre stato molto serio, molto impegnato e molto serio. La squadra sta facendo grossi miglioramenti e si è visto nella partita con Sassari. Per fortuna il risultato ha premiato questi sforzi, è sicuramente un tassello in un percorso di crescita, bisogna continuare perché il girone di ritorno è spietato e i risultati contano ogni settimana di più".
Mettendo in palestra e in panchina la sua grandissima passione per il basket, che ha dovuto tenere a bada in questi mesi da spettatore interessato.
"Sicuramente da parte mia c'era la grande voglia di tornare in palestra e tornare ad allenare, è stato un anno molto lungo, molto pesante per me, dopo le prime settimane necessarie per ricaricare le energie. L'attesa è stata lunga, pesante, è sempre bello stare in palestra con la squadra. Guardandola dall'esterno il gruppo di giocatori di Scafati è un gruppo che, quando ho accettato la proposta, mi dava la sensazione di avere un buon potenziale e un buon livello di esperienza. Ho pensato che se fossi stato in grado di fare bene il mio lavoro, avrei potuto aiutarli a raggiungere l'obiettivo che la società si era proposta. Un traguardo durissimo da raggiungere, questo è un campionato impressionante a livello di competizione".
Ramondino ha cominciato a operare, calibrando il suo intervento su più aree.
"Credo che il lavoro sia sempre integrato a tutti i livelli, sia tecnico-tattico che fisico, ma anche mentale, non solo in termini di motivazioni, ma anche nel termine di condividere con il gruppo giocatori e con tutti una visione di quello che la squadra potenzialmente può essere e può diventare. Trovare compattezza condividendo gli obiettivi, che non sono solo quelli dei risultati sul campo, che sono fondamentali e prioritari, ma anche condividere il tipo di squadra che si può diventare. Anche dal punto di vista tecnico il linguaggio sul campo è importante. Cerchiamo di lavorare sia sulle gerarchie che sui sincronismi offensivi e difensivi, un lavoro integrato che comprende tutti gli aspetti".
A Scafati, tra gli altri, ha scoperto da vicino Rob Gray, il miglior realizzatore del campionato.
"Conosco Rob solo da poche settimane, sarebbe presuntuoso da parte mia dare un giudizio definitivo. La cosa che ha impressionato me e tutti noi dello staff tecnico è il fatto di avere un giocatore con un'eccellente comprensione del gioco, una grande capacità di processare il gioco e capire quello che sta succedendo in campo. Chiaramente stiamo parlando di un giocatore di alto livello, ha giocato in EuroCup col Monaco, ha esperienze a livello europee. Nuovo per il campionato italiano, ma già affermato a livello europeo".