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Così il coach bosniaco della Dinamo, al termine della vittoria casalinga nel posticipo contro Pistoia: "Il maggior problema dall’inizio della partita è stato giocare completamente fuori ritmo in attacco, non seguire il piano che ci eravamo prefissati, sbagliando tiri aperti abbiamo perso tutto il controllo del tempo del match. Non abbiamo più condiviso la palla e volevamo risolverla individualmente. La partita è cambiata nella seconda metà del terzo quarto quando abbiamo difeso bene e abbiamo avuto un giocatore che segnasse con continuità. Pistoia è stata bravissima a rimanere attaccata, non abbiamo chiuso la partita con dei tiri aperti, avrebbero potuto vincere anche loro. Sono contento perché i ragazzi hanno combattuto, hanno voluto vincere nonostante la pressione di perdere. Faccio il lavoro da tantissimi anni e ho vissuto la guerra da giocatore, non è la fine del mondo, è un lavoro. Non penso mai a quello, penso sempre alla situazione per i miei giocatori, a cercare di fare il mio lavoro e di metterli nella miglior condizione di giocare, non posso sostituirmi a loro o alla società nel decidere. La vita va avanti, ho vissuto la guerra e faccio il professionista fino in fondo.