Dino Meneghin, intervistato nello speciale dedicato alla Frecciarossa Final Eight su "Torino Sette", settimanale de "La Stampa, ha raccontato come ha vissuto il documentario che ha ripercorso la sua carriera. “All'inizio ero titubante. Avevo smesso di giocare da 30 anni, i più giovani non sapevano nemmeno chi fossi. Poi mi sono detto: è una buona occasione per parlare della pallacanestro in generale, di una pallacanestro che forse non c'è più, ma senza la quale non ci sarebbe il basket di oggi. Si parla di me, ma si parla anche dei miei compagni di allora, delle squadre che giocavano in serie A. Si possono vedere nei filmati d'epoca i ritmi di gioco, le divise, i palloni, gli schemi. È stata l'occasione di parlare a 360 gradi di pallacanestro. Non ci sono tutti i 28 anni della mia carriera, il film si ferma al 1987 con la vittoria della Coppa Campioni con Milano. Alla fine, è stato un bel modo per far vedere ai più giovani com'era quella pallacanestro e per risvegliare qualche ricordo nei più anzianotti”.