Il problema con cui Ettore Messina è chiamato a "fare i conti" non è sconosciuto in ambiente Olimpia: tra minuti e fiducia, le rotazioni in LBA sono corte
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La goccia che ha fatto traboccare il vaso di Ettore Messina è stato il 73-82 incassato dalla Virtus Bologna. Nella sala stampa dell'Unipol Forum, il coach dell'Olimpia Milano ha così approfondito uno dei temi emersi dai primi 10 turni di LBA: "È un dato di fatto che al momento in campionato c’è differenza tra i titolari e il secondo quintetto. Abbiamo bisogno del contributo di tutti, ci manca sicuramente un po’ di taglia fisica negli esterni senza Bolmaro, ma è vero che ultimamente in campionato non c’è stato abbastanza apporto dal secondo quintetto. È un problema con cui dobbiamo fare i conti".
In un roster, quello impiegato in Serie A, continuamente rimodellato dalle fatiche di Eurolega e dagli infortuni che hanno caratterizzato l'inizio di 2024/25 milanese, è anche difficile definire i contorni precisi del "secondo quintetto". L'unico sempre presente tra i titolari nella stagione italiana dell'Olimpia è Nikola Mirotic, mentre Shavon Shields è stato "risparmiato" dal quintetto iniziale solamente a Cremona, quando i 12' sul parquet del PalaRadi erano dedicati al prendere ritmo dopo l'infortunio agli adduttori della coscia destra patito con Napoli.
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Altri elementi si sono imposti gradualmente, magari non necessariamente previsti dalle tabelle di marcia estive - Armoni Brooks, dopo aver visto Trieste e Sassari in borghese, è il più impiegato di media da Messina in LBA (27.1' per partita); i 22' medi di Nico Mannion sono un apporto fondamentale nelle rotazioni di LBA che, prima della trattativa con Varese della seconda metà di ottobre, nemmeno ci si immaginava.
Il riferimento, già emerso nel corso delle scorse stagioni di Messina sulla panchina dell'Olimpia, è al "pacchetto italiani" chiamato a dare garanzie molto più in Serie A che in Eurolega. Un lineup Flaccadori-Bortolani-Tonut-Caruso-Diop (senza contare Mannion) a quante squadre di alto livello in LBA farebbe gola? A tutte, a meno che si chiamino Virtus Bologna. Nelle rotazioni previste in campionato dallo staff di Messina, tuttavia, è proprio lo scarto con chi potrebbe (e dovrebbe) riposare nel fine settimana a porre il quesito: dove porre il confine tra la fiducia da dare e quella da ricevere, per aumentare il rendimento di un elemento secondario nelle gerarchie?
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Anche solo facendo un rapido controllo sulle medie di +/- (differenziale di punteggio della squadra se si giocassero solo i minuti con il singolo atleta sul parquet) dell'Olimpia, il quadro è critico: esclusi Shields e Causeur (il -8.5 del francese, calcolato su 2 sole presenze, è troppo influenzato dalla disfatta di Trento), quelli con un valore negativo sono proprio i sopra citati. Nei 18.4' con Stefano Tonut in campo in LBA in stagione, Milano perde mediamente di 2.2 punti; Diego Flaccadori, in 12.4', registra -1.3 di +/-, in linea con Bortolani (-1.9 in 7.1'), Caruso (-0.1 in 10.2') e Diop (-0.7 in 9.9').
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Si scrive di giocatori che avrebbero un protagonismo ben più marcato, in termini di minuti e responsabilità, in ogni altro contesto. Addirittura alcuni, Tonut su tutti, avevano già fornito le risposte attese dallo staff tecnico milanese nelle stagioni passate, persino in Eurolega. In questo momento, però, il circolo caratterizzato da minutaggio, rendimento sul parquet e fiducia reciproca tra staff e giocatori si sta trasformando da virtuoso in vizioso. Il coach catanese ha già dimostrato di porvi rimedio, anche a costo di prendere soluzioni drastiche. Ora, a partire da un derby a Varese (domenica 15, ore 17) che si preannuncia infuocato, è chiamato a farlo di nuovo.