Il lungo ex Maccabi ha già cambiato la faccia dei biancorossi in entrambe le aree. In Supercoppa è stato "pazzesco": parola di Messina
Chi meglio di Ettore Messina, che ha fatto esperienza di qualsiasi prestazione nel corso della carriera, per descrivere la finale di Supercoppa di Josh Nebo? "Lui è stato pazzesco. Continuava a saltare per 45' controllando rimbalzi, stoppate, schiacciate. Ha giocato una partita strepitosa": le parole del coach dell'Olimpia Milano riassumono la gioia di aver, finalmente, un elemento mancante nel roster da anni. Il dopo Kyle Hines, insomma, è iniziato nel migliore dei modi.
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Più che il 10/15 totale nei 33' sul parquet della sfida con la Virtus - 2° a parimerito con Shields nei minutaggi delle Scarpette Rosse, dietro solo ai 35' della guida Dimitrijevic -, è il 5/6 del primo tempo a spiegare quanto il centro naturalizzato sloveno sia in grado di punire le scelte drastiche che le difese (specialmente in LBA) si troveranno a prendere quando sarà in campo. Bologna, preoccupata dei suoi voli sopra al ferro, ha cercato in ogni modo di togliere all'Olimpia l'alzata per la schiacciata di Nebo nei giochi a due e l'ex Maccabi, trovato spazio a centro area, ha punito con canestri di una sensibilità che non si era soliti associare a un centro dall'atletismo così dominante.
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Se sprazzi di un'alternativa offensiva ai viaggi ben sopra ai 305 cm del ferro si erano già visti nell'ultima Eurolega, nella tiratissima serie di playoff coi futuri vincitori del Panathinaikos in particolare, a rendere speciale il fine settimana di Nebo alla Unipol Arena è stato l'impatto difensivo. Non che non si conoscessero le doti da protettore del ferro del 27enne nato a Houston, ma è la capacità deterrente a stravolgere le letture avversarie a renderlo un rebus teoricamente irrisolvibile in Italia.
Diversi possessi difensivi di Milano nel secondo tempo della finale con Bologna, e sostanzialmente tutta la semifinale con Venezia, si sono trasformati in una sorta di no-fly zone nel pitturato, coi vari Hackett, Morgan, Ennis e Munford nemmeno a valutare l'ipotesi di una conclusione al ferro: l'abilità nel prendere il tempo di stacco dell'attaccante e le doti naturali di salto - che miglioreranno con l'affinamento della condizione, aspetto fondamentale soprattutto nell'impatto a rimbalzo in entrambe le aree a livello Eurolega - sono qualità che permettono a Messina sia di prevenire che, in emergenza, di curare i passaggi a vuoto sul perimetro.
Oltre ai 20 punti e 9 rimbalzi dell'atto finale della Supercoppa, a spiccare sono anche i 3 assist: quello da passatore è un aspetto su cui Milano sta visibilmente lavorando con Nebo, soprattutto nei primi secondi dell'azione per un'entrata nei giochi più pulita, al fine di renderlo un giocatore non-nulla anche in termini di creazione per altri con la palla in mano: i risultati, tra preseason e Supercoppa, sono per ora alterni - in semifinale con la Reyer, ad esempio, nessuna assistenza e 3 palle perse -, ma è un saldo da mettere in conto nell'adattamento del centro a un gioco ibrido tra i ritmi folli delle ultime versioni del Maccabi Tel Aviv e una Milano che, anche per la presenza di Nebo in campo, vorrà correre di più ma senza prescindere da letture corrette a metà campo.
Nel gioco di reciproco adattamento, come struttura di gioco e come affinità coi compagni, Josh Nebo ha fatto il primo passo. All'Olimpia Milano il compito di seguire le falcate e i voli del suo centro.