Dominante contro Trapani (29 punti, 39 di valutazione) e in Eurolega, può uscire dal contratto con l'Olimpia a fine stagione: le pretendenti non mancano, l'EA7 non vuole perderlo
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A inizio mese, Nikola Mirotic aveva spaventato i tifosi dell'EA7, parlando così al Mundo Deportivo: "Quest’anno ho un’opzione per andare via. Magari d’estate sono libero". Lo aveva fatto prima della vittoriosa trasferta dell'Olimpia Milano a Barcellona, con Zach LeDay ma con la firma dell'ispanomontenegrino ben impressa, come è ormai abitudine nel 2024/25 biancorosso.
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È dal 7 novembre che Mirotic non scende sotto la doppia cifra per punti, tra Eurolega e LBA (9 in 31' nel successo contro il Madrid): i 29 con 5/9 da 3 punti per la vittoria di autorità contro Trapani, nel posticipo della 12° di Serie A, saranno ricordati come uno dei tanti picchi - in Italia, solo la tripla doppia da 30 punti, 12 rimbalzi e 12 falli subiti in gara 4 delle ultime Finals avevano contribuito a una valutazione superiore ai 39 di ieri sera - della seconda stagione di Mirotic in biancorosso. Ridurre il coinvolgimento e l'impatto di Nikola nella nuova versione della pallacanestro di Ettore Messina è però riduttivo: al netto del considerare gli stimoli che ogni sportivo professionista possiede nel "contract year", dove mettersi il più in mostra possibile per ottenere la massima possibilità di scelta per il propri futuro, questo è un Nikola Mirotic decisamente più completo e "totale".
La prima ragione è legata a doppio filo al diverso stile di basket accettato, anche su richiesta di Nikola e altri elementi cardine del gruppo biancorosso, dallo staff tecnico dell'Olimpia: se prima l'obiettivo primario era costruire un sistema offensivo che mascherasse le lacune individuali, ora il focus è valorizzare ad alto ritmo il talento offensivo dei realizzatori a disposizione.
La seconda, frutto del circolo virtuoso creato accontentando le tendenze dei leader milanesi, la si scorge in aspetti fin qui ritenuti marginali nel gioco di Mirotic: i vantaggi creati nei primi secondi delle azioni, ad esempio, stanno portando Nikola alle medie più alte in carriera per assist (1.6 in LBA, come solo nel 2017/18 ai Bulls in NBA e nel 2019/20 al ritorno in Eurolega col Barça; addirittura 2.1 in Eurolega, più del doppio di quelli registrati nella scorsa edizione con l'Olimpia).
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Ancor più piacevole è la scoperta di un'inattesa versatilità tattica: la prolungata assenza di un centro che potesse dare verticalità e protezione del ferro (Nebo, McComack, Gillespie, Caruso e Diop, per motivi diversi, non hanno potuto né potranno garantirlo per larghe porzioni delle partite milanesi in stagione) ha "costretto" Messina e il suo staff a schierare spesso LeDay e Mirotic contemporaneamente. Lasciando principalmente a Zach il "lavoro sporco" a rimbalzo e portando a spasso con LeDay i centri avversari sul perimetro - ultimi in ordine di tempo, Horton e il resto del pacchetto di Trapani non hanno mai preso le misure agli spazi creati dal numero 33 -, è impressionante la differenza di rendimento di Mirotic in quintetti "small", con tanta creazione nei 3 esterni, rispetto a quello nei "quintettoni" che hanno costellato soprattutto il 2023/24 (Nikola impiegato da ala con Voigtmann e Melli sotto canestro).
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Milano, grazie al lavoro di coach Messina, sta facendo di tutto per convincere il 33enne nato a Titograd a rimanere. E serate come quella con Trapani assomigliano alla migliore risposta che Nikola Mirotic potrebbe dare.