La compagnia citata in giudizio dalla moglie di Kobe spiega: "Erano pienamente al corrente dei rischi"
Kobe Bryant, drone sopra il luogo dell'incidente" © sportmediaset
Continua con qualche colpo di scena la battaglia legale che riguarda l'incidente che ha portato alla morte della leggenda della Nba Kobe Bryant. La società citata in giudizio da Vanessa Bryant ha attaccato spiegando che "qualsiasi lesione o danno ai querelanti o deceduti è stato causato direttamente dalla negligenza o colpa degli stessi querelanti o deceduti, che erano a piena conoscenza dei rischi, accettati su base volontaria". Ara George Zobayan, il pilota del velivolo, quindi, non è colpevole dell'accaduto come, invece, lo sarebbe lo stesse Kobe.
Nell'incidente dell'incidente avvenuto sulle colline che dominano Los Angeles il 26 gennaio scorso, lo ricordiamo, morirono anche la figlia di Bryant Gianna e altre 6 persone, tutte dirette a una gara di basket giovanile. Le avverse condizioni meteo e la fitta nebbia furono "decisive" per la visibilità e il successivo schianto.
Per quanto riguarda il dibattimento, secondo i legali della compagnia di elicotteri "Kobe Bryant e Gianna avevano una reale conoscenza di tutte le circostanze, dei particolari pericoli e di una valutazione dei rischi associati al volo e all'entità di questi. Hanno proceduto ad affrontare un rischio noto e si sono volontariamente assunti il pericolo di incidente o di lesioni che ne avrebbero impedito il procedimento per il risarcimento dei danni".
Sempre in tribunale, Berge Zobayan, fratello del pilota dell’elicottero, ha precisato, tramite il proprio avvocato che "qualsiasi perdita o danno subito dai querelanti e/o dai loro discendenti è stato causato direttamente, del tutto o in parte, dalla negligenza degli stessi, e in questo è inclusa la loro consapevolezza di andare incontro ai rischi del caso. Questa negligenza è stato un fattore sostanziale nel causare i suddetti danni, per i quali la difesa non si ritiene in alcun modo responsabile".