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Nba: a Phila lo scontro al vertice, Harden strapazza Houston. Gallinari vince, Scariolo ko

I 76ers battono 131-123 Utah all’overtime nella sfida fra leader di conference. Brooklyn stende i Rockets, tripla doppia per l’ex di lusso. Bene Atlanta, Detroit supera Toronto

04 Mar 2021 - 09:09

Nella ricca notte Nba spicca la vittoria all’overtime dei 76ers sui Jazz, nella sfida fra leader di conference: 131-123 il risultato, 40 per Embiid. Tripla-doppia per Harden nella prima da avversario a Houston: Brooklyn vince 132-114. Atlanta batte 115-112 Orlando con 23 di Gallinari, Detroit supera 129-105 i Raptors di Scariolo. McConnell da record (9 rubate in un tempo), Indiana sconfigge i Cavs. Sorridono Blazers, Kings, Bulls, Mavs e Hornets.

PHILADELPHIA 76ERS-UTAH JAZZ 131-123 ot
Non c’è dubbio che fra le dieci partite della notte quella del Wells Fargo Center sia la più attesa: e la sfida fra le due squadre al primo posto nelle rispettive conference non delude affatto le aspettative, tanto che ci vogliono cnque minuti extra per determinare la vincitrice. Al termine è Philadelphia a conquistare il successo, trascinata dal solito inarrestabile Joel Embiid: sono 40 i punti del camerunense, che alla sua serata aggiunge anche 19 rimbalzi e soprattutto la tripla che a 5.9 secondi dal termine dei regolamentari vale il pareggio a quota 118. Nell’overtime emerge poi l’altro protagonista della serata dei Sixers, Tobias Harris, che mette a segno 11 punti dei 13 marcati dalla sua squadra e costringe Utah (protagonista di un finale nervoso, con l’espulsione per doppio tecnico di Donovan Mitchell) alla seconda sconfitta consecutiva, la terza nelle ultime quattro. Non bastano 33 punti proprio di Mitchell, anche perché nessuno dei suoi compagni supera quota 20: per i Jazz è il primo vero momento di crisi di una stagione finora ai limiti della perfezione.

HOUSTON ROCKETS-BROOKLYN NETS 114-132
Accolto da un videotributo per ricordare i quasi otto anni trascorsi in Texas, James Harden non si lascia andare ai sentimentalismi ed è implacabile contro la sua ex squadra alla prima partita da avversario, tanto da diventare il sesto giocatore nella storia della Nba a firmare una tripla-doppia nel primo scontro diretto da ex. 29 punti con 10/15 dal campo, 14 assist e 10 rimbalzi le cifre del ‘Barba’, che festeggia nel migliore dei modi il premio di Mvp del mese di febbraio assegnatogli dalla Lega e trascina i Nets a una vittoria facile facile contro una squadra alla tredicesima sconfitta consecutiva, la numero 14 nelle ultime 15. I Rockets, tra i quali spiccano i 36 punti di John Wall e i 33 di Victor Oladipo, durano di fatto solo un tempo, mentre nella ripresa i canestri di Harden e quelli di Kyrie Irving (24 punti con 4/9 dalla distanza) spianano la strada verso il decimo successo nelle ultime undici, grazie al quale Brooklyn continua a mettere pressione ai 76ers al vertice della Eastern Conference.

ORLANDO MAGIC-ATLANTA HAWKS 112-115
Nate McMillan fa subito centro alla prima da head coach degli Hawks, un ruolo che, come rivelato dai media americani, non ha accettato ‘a scatola chiusa’, ma solo dopo un lungo colloquio con il suo predecessore, l’esonerato Lloyd Pierce. A Orlando, infatti, Atlanta vince una partita tirata e lo fa anche grazie al contributo di Danilo Gallinari, che non solo parte titolare ma realizza 23 punti con 5/10 raccogliendo 9 importanti rimbalzi e distribuendo 6 assist. Meglio dell’azzurro fa soltanto il compagno di squadra Trae Young, che firma 32 punti e 8 assist, ma è importante anche la prestazione di Tony Snell, che mette a segno 11 punti, gli ultimi tre dei quali valgono il sorpasso nel corso dell’ultimo minuto. Senza Evan Fournier (infortunio muscolare per lui), Orlando fa affidamento al solito Nikola Vucevic (29 per lui) e alla prestazione da 28 punti di Terrence Ross, ma è proprio quest’ultimo a sbagliare quasi allo scadere il layup del possibile controsorpasso e i Magic cadono così per la quinta volta di fila, restando nei bassifondi ad Est.

TORONTO RAPTORS-DETROIT PISTONS 105-129
Nella serata in cui la franchigia del Michigan annuncia ufficialmente la riapertura limitata della propria arena (anche se a soli 750 spettatori) i Pistons vincono in trasferta, a Tampa, contro i Toronto Raptors e registrano uno degli upset di serata: non bastano, alla squadra ‘di casa’, 36 punti di Norman Powell, che tira con il 70% dal campo e segna 5 triple su 8 tentativi. Il contributo del resto della squadra allenata da Sergio Scariolo (che sostituisce Nick Nurse, fermato dal protocollo Covid) è limitato anche perché mancano Fred VanVleet, OG Anunoby e Pascal Siakam, e quindi è Detroit a conquistare il successo, grazie a sei uomini in doppia cifra guidati dai 25 punti di Wayne Ellington, e dai 20 di Rodney McGruder e Saben Lee. In casa Pistons ci sono anche due sorprendenti triple-doppie, quella da 14 punti, 11 rimbalzi e 10 assist di Mason Plumlee e quella da 10 punti, 12 rimbalzi e 11 assist di Dennis Smith jr. Non sarà l’inizio di una rimonta in classifica (Detroit è ancora ultima ad Est, con 10 vinte e 25 perse) ma comunque è un minimo segnale di ripresa.

PORTLAND TRAIL BLAZERS-GOLDEN STATE WARRIORS 108-106
Non poteva che essere la sfida fra Damian Lillard e Steph Curry a illuminare il Moda Center di Portland: a spuntarla, alla fine, è ‘Dame-time’, nonostante si limiti a 22 punti con un non indimenticabile 6/17 dal campo. Accanto a lui c’è però un Carmelo Anthony sempre più a suo agio nel ruolo di sesto uomo: 22 punti anche per Melo, con 8/13 al tiro e 4 assist. Grazie alla prova del duo Lillard-Anthony passa in secondo piano la prova da 35 punti di Curry, anche se il 5/14 dalla distanza del due volte Mvp della regular season fa intendere una certa monodimensionalità dell’attacco dei californiani. Se poi, per trovare il secondo miglior marcatore di Golden State, bisogna scendere ai 14 punti di Andrew Wiggins, appare chiaro come Portland punti alla difesa, riuscendoci, per vincere l’incontro. È il secondo successo consecutivo per la franchigia dell’Oregon, mentre per gli Warriors la situazione è diametralmente opposta: sono due, infatti, le sconfitte di fila dopo quella di tre giorni fa in casa dei Lakers.

CLEVELAND CAVALIERS-INDIANA PACERS 111-114
T.J. McConnell ruba la scena, e non è solo un modo di dire. Passa alla storia della Nba, infatti, la serata della guardia ex Philadelphia, che nel primo tempo della sfida giocata alla Rocket Mortgage FieldHouse di Cleveland si rende protagonista di ben 9 palle rubate, record della Lega per quel che riguarda un singolo tempo di gioco. McConnell ne recupera un’altra nel finale di partita (importantissima, giacché neutralizza un’azione del possibile sorpasso avversario nell’ultimo minuto di gioco) e arriva così a 10, chiudendo così una rara tripla-doppia con le palle rubate grazie a 16 punti e 13 assist. Era dal 14 aprile 1998 che in Nba non si registrava una tripla doppia punti+rimbalzi+rubate: l’ultimo a riuscirci era stato Mookie Blaylock, per Atlanta, in una partita contro Philadelphia. McConnell, tra l’altro, chiude a una sola rubata dal record Nba che appartiene a Larry Kenon (Spurs, dicembre 1976) e Kendall Gill (New Jersey Nets, aprile 1999). Grazie alla prestazione del play e ai 29 punti di Malcolm Brogdon, dunque, Indiana torna al successo dopo quattro ko consecutivi, mentre dall’altra parte non bastano un primo tempo chiuso sul +10 né, più in generale, la prova da 32 punti e 10 assist di Collin Sexton (che sbaglia allo scadere la tripla disperata del possibile pareggio) per proseguire la serie di successi, che si ferma anche in questo caso a quattro.

SACRAMENTO KINGS-LOS ANGELES LAKERS 123-120
A proposito di gialloviola, sorprende a metà il ko in una delle ‘classiche’ della Pacific Division, la sfida contro i Kings. L.A., già senza Anthony Davis, deve fare a meno per la prima volta in stagione anche di LeBron James (problema alla caviglia alla vigilia dell’All Star Game, si tratta comunque più di una serata a riposo che di una situazione preoccupante) e senza il loro Re i gialloviola soccombono a una squadra che veniva da dieci sconfitte nelle ultime undici uscite stagionali. Protagonisti del successo grigioviola sono Buddy Hield e De’Aaron Fox: il bahamense chiude con 29 punti e un ottimo 7/11 dalla distanza, mentre il prodotto di Kentucky University ne mette a segno 23, con il 50% dal campo (9/18), aggiungendo 8 assist. Dall’altra parte Dennis Schröder (28 punti e 9 assist), Montrezl Harrell (26+12 rimbalzi) e Kyle Kuzma (25+13, anch’egli in doppia doppia con punti e rimbalzi) provano a tenere in piedi la squadra losangelina, ma allo sprint finale vince Sacramento, che prova a scrollarsi definitivamente di dosso le incertezze di un febbraio da dimenticare.

NEW ORLEANS PELICANS-CHICAGO BULLS 124-128
Selezionato anche nel roster del Team Usa della Rising Stars Challenge (che quest’anno prevede solo convocazioni simboliche, visto che non ci sarà tempo e modo per affrontare in campo la classica sfida che coinvolge i migliori giocatori al primo e al secondo anno in Nba), l’All Star Zion Williamson non riesce a festeggiare con una vittoria, nonostante una prestazione da 28 punti e 9 rimbalzi, con 10/17 al tiro. Allo Smoothie King Center, infatti, sono i Bulls a conquistare il successo, avvicinandosi prepotentemente alla zona playoff: a brillare è soprattutto Zach LaVine, che mette a referto 36 punti e 8 assist, ma si disinguono anche un Coby White da 25 punti e un redivido Thaddeus Young che dalla panchina ne aggiunge 18. Chicago costruisce la sua vittoria in un primo tempo chiuso sul +19: i Pelicans segnano 79 punti nella ripresa ma ne subiscono 64 e tanto basta perché alla fine sia la squadra in trasferta ad aggiudicarsi il successo. Solo panchina per Nicolò Melli, per scelta di coach Stan Van Gundy.

DALLAS MAVERICKS-OKLAHOMA CITY THUNDER 87-78
Per i Mavs arriva nella notte una vittoria importante più perché ottenuta senza Luka Doncic in campo (lo sloveno è tenuto a riposo per dolori alla schiena) che per qualità di soluzioni offensive o forza del proprio avversario. All’American Airlines Center va in scena uno spettacolo non esattamente all’altezza del marchio Nba, una ormai rara partita in cui entrambe le squadre restano sotto i 90 punti, che Dallas porta a casa nonostante il 38,6% di conclusioni realizzate dal campo. Con cifre così basse non sorprende, dunque, che il top scorer di serata, Kristaps Porzingis, si fermi a 19 punti: è lui il protagonista principale della vittoria, anche in difesa, grazie ai suoi 13 rimbalzi. Sui Thunder c’è davvero poco da dire: una squadra che veleggia verso il porto nemmeno tanto sicuro della lottery, a meno di imprevedibili (quanto improbabili) ribaltoni in senso positivo.

MINNESOTA TIMBERWOLVES-CHARLOTTE HORNETS 102-135
Peggio dei Thunder (anzi, peggio di ogni squadra della Nba attuale) ci sono i derelitti Timberwolves, che non vincono una partita dal 15 febbraio, sono in serie negativa da 9 incontri e negli ultimi ventuno match giocati ne hanno ottenuto appena tre successi. Ad approfittarne, nella notte, è Charlotte, che invece si riavvicina a ‘quota 500’ grazie a un +33 che racconta molto dell’andamento dell’incontro. Rotazioni ampie per coach James Borrego, anche se a Terry Rozier bastano 29 minuti sul parquet per realizzare 31 punti ed essere il top scorer di serata. Bene anche Gordon Hayward, che mette a segno 23 punti, mentre LaMelo Ball ne aggiunge 19, con 7 rimbalzi e 5 assist. Per Minnesota si segnalano 20 punti e 9 rimbalzi di un buon Ricky Rubio e la doppia-doppia da 16 punti e 15 rimbalzi di Karl-Anthony Towns, ma non basta per evitare l’ennesima delusione.

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