L'avvertimento di coach Ataman ("Eurolega, forse perderai il Panathinaikos") rivela l'interesse sempre maggiore della lega per il basket europeo
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Le parole di Ergin Ataman nel post partita di Panathinaikos-Maccabi Tel Aviv hanno definitivamente tolto il velo di mistero sull'interesse sempre maggiore della NBA sulle sorti della pallacanestro europea: "Posso dire che abbiamo il miglior team in Europa. Noi siamo i campioni di Eurolega. Abbiamo la migliore arena d'Europa, una delle migliori al mondo. Abbiamo forse i migliori sostenitori. Forse le squadre NBA si preoccupano di venire a giocare qui a OAKA, ma penso che l'NBA stia guardando nella direzione del Panathinaikos in Europa: grande squadra, miglior arena del mondo, migliore applicazione (Club 1908, app da mobile lanciata negli ultimi giorni, nda), miglior tifo. Forse ci inviteranno in NBA. Quindi, attenzione Eurolega: forse perderai il Panathinaikos in futuro, per tutti questi motivi".
Dichiarazioni arrivate non per caso, come ogni uscita dell'allenatore turco, ma inserite in un contesto economico tutt'altro che florido per la massima competizione per club in Europa, incapace di garantire entrate proporzionate al budget richiesto per parteciparvi a tutte quelle società senza uno sponsor assai generoso alle spalle (Olimpia Milano, Bayern Monaco), una partecipazione cospicua da parte di enti statali (Partizan e Stella Rossa) o bilanci di polisportive a ripianare eventuali deficit (Real Madrid, Barcellona, Panathinaikos, Olympiacos, Fenerbahce).
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Come riportato dal portale serbo Meridian Sport e approfondito da EuroHoops, il tentativo di NBA di creare una lega controllata dalla "casa madre" americana è più concreto delle voci che, ormai ventennali, vorrebbero qualche singola squadra inglobata nel torneo oltreoceano: stando alle informazioni raccolte, NBA non avrebbe cercato intermediazioni né con Eurolega né con FIBA per la creazione di NBA Europe, ma avrebbe contattato direttamente i club ritenuti più appetibili.
Considerando l'impatto così forte di giocatori nati o cresciuti in contesto europeo e tuttora dominanti negli USA (Doncic, Jokic, Antetokounmpo, Sabonis, Markkanen...), l'NBA si sarebbe resa conto che la propria lega di sviluppo (G League) non sarebbe una risposta sufficiente all'offerta internazionale di talento cestistico, muovendosi per creare competizioni controllate al di fuori dei confini statunitensi.
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Se la partecipazione a un torneo simile aprirebbe prospettive di un ritorno economico maggiore e "sostenibile", l'apprensione espressa da alcuni addetti ai lavori è più che legittima. Uno dei primi e più autorevoli a farlo è Ettore Messina, coach e President of Basketball Operations dell'Olimpia Milano.
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L'allenatore catanese aveva già pubblicato nel 2020 una lunga lettera, tramite EuroHoops, per chiedere una maggiore cooperazione tra FIBA ed Eurolega nei mesi della pandemia, sottolineando la mancanza di una comunicazione efficace tra le due principali istituzioni del basket europeo. A distanza di 4 anni, Messina è ritornato sullo stesso punto, sempre tramite lo stesso media, purtroppo senza grandi cambiamenti emersi: "Sono preoccupato perché non vorrei tornare al 2000, quando avevamo due campionati (il riferimento è alla compresenza di Eurolega, gestita da ULEB, e SuproLeague, gestita da FIBA, nda). Per il futuro del basket, penso che la cosa più importante sia prima di tutto, cercare di trovare un piano comune con FIBA e NBA. Quando Adam Silver (commissioner NBA) parla di qualcosa in Europa, considerando il potere e le risorse economiche e tecniche di NBA, ciò che ha organizzato in Africa, sono preoccupato. Vorrei avere qualcosa in comune in futuro. 15 anni fa abbiamo perso un'enorme occasione per diventare la lega di sviluppo della NBA. Se fossimo "diventati" la G League, una lega dove i giocatori avrebbero potuto svilupparsi, ora non saremmo in questa situazione dove il mercato è chiuso, dove è molto difficile prendere giocatori e dove il nostro futuro è una preoccupazione. Eurolega è una lega che sta invecchiando".
Tra chi la vede come un'opportunità, chi lo valuta come un destino inevitabile e chi vorrebbe evitare in ogni modo di vivere questo futuro, l'NBA in Europa è uno scenario quanto mai attuale. Qualcosa di molto più caratterizzante di un paio di sfide di Regular Season a Parigi o Londra, o di un giocatore scelto al Draft.