I Lakers (senza LeBron) cadono anche a Detroit, Milwaukee firma la più grande rimonta di sempre contro Miami
Settima vittoria consecutiva per i San Antonio Spurs di Marco Belinelli (12 punti), che travolgono i New York Knicks 109-83, mentre un super Danilo Gallinari (27 punti) riporta i Clippers al successo nel 128-121 contro Chicago. Continua la crisi dei Lakers che, senza LeBron, si arrendono anche a Detroit (111-97). Notte da record per i Milwaukee Bucks che, contro Miami, firmano la più grande rimonta di sempre: da -20 a +15 per il 113-98 finale.
LOS ANGELES CLIPPERS-CHICAGO BULLS 128-121
Dopo la sconfitta contro Portland, che aveva posto fine alla striscia di cinque vittorie consecutive dei Clippers, LA torna al successo nel segno di un super Danilo Gallinari. L'azzurro mette 27 punti nella vittoria per 128-121 contro Chicago, che conferma il trend positivo dei losangelini contro le squadre di bassa classifica. Il break decisivo, che spacca la partita, arriva nel terzo periodo, quando i padroni di casa confezionano il miglior quarto della propria stagione, con 45 punti a referto. Di questi, ben 12 portano la firma del 'Gallo', che si conferma leader di questa squadra. Prezioso, come sempre, il contributo che arriva dalla panchina: sono 26 i punti di Montrezl Harrell, a cui si aggiungono i 21 del solito Lou Williams. Chicago ha il merito di averci creduto fino alla fine, ma non riesce a completare la rimonta negli ultimi minuti. Per i Bulls il migliore è Zach LaVine, che ne mette 31, a cui si aggiungono i 22 di Robin Lopez. Grazie a questo successo, i Clippers consolidano il proprio ottavo posto a Ovest, mettendo 6 partite di vantaggio su Sacramento, mentre per Chicago si tratta della sconfitta numero 51 in stagione regolare.
SAN ANTONIO SPURS-NEW YORK KNICKS 109-83
Non intende rallentare il passo San Antonio, che prosegue la propria risalita a ovest grazie alla settima vittoria consecutiva. Contro New York, a sole tre settimane dalla sconfitta 'patetica' (per usare le parole di coach Gregg Popovich) subita contro i Knicks, gli Speroni dominano dall'inizio alla fine, chiudendo i conti sul 109-83 finale. Una partita mai in discussione, in cui i neroargento mandano ben sei uomini in doppia cifra. Il migliore è, ancora una volta, LaMarcus Aldridge, che chiude con una doppia doppia da 18 punti e 11 rimbalzi. Da sottolineare, però, anche il prezioso contributo di Marco Belinelli uscendo dalla panchina: il cecchino da San Giovanni In Persiceto chiude con 12 punti e buone statistiche (5/10 al tiro, 2 rimbalzi e 4 assist). Anche la striscia (negativa) dei Knicks corre veloce: contro gli Spurs arriva l'ottava sconfitta consecutiva, che lascia New York con il peggior record di tutta la lega. Senza Dennis Smith Jr., tenuto fuori da un problema alla schiena, NY si affida a Damyean Dotson e DeAndre Jordan: il primo ne mette 21, mentre il secondo sfiora la tripla doppia con 11 punti, 13 rimbalzi e ben 9 assist.
MIAMI HEAT-MILWAUKEE BUCKS 98-113
Notte da record in quel dell'American Airlines Arena di Miami. Contro gli Heat, i Milwaukee Bucks compiono la più grande rimonta nella storia della Nba: mai, infatti, era accaduto che una squadra sotto di 20 punti all'intervallo lungo riuscisse a vincere addirittura con 15 punti di scarto alla sirena finale. Merito, senza dubbio della miglior squadra della lega, trascinata dal solito Giannis Antetokounmpo, ma non mancano le colpe dei padroni di casa, a cui nel secondo tempo va davvero tutto sporto. Il 'Greek Freak' sfodera una prestazione da incorniciare, chiudendo con numeri da capogiro: 33 punti, 16 rimbalzi, 9 assist, 3 stoppate e 2 recuperi. A questi, si aggiungono i 21 punti di Khris Middleton e i 17 di Eric Bledsoe, confermato in quintetto da coach Budenholzer per l'assenza di Malcom Brogodon. Miami, invece, gioca sul velluto nel primo tempo ma si inceppa nella ripresa, tirando con poco più del 27% dal campo. Sono 20 i punti di Justise Winslow, il migliore per coach Eric Spoelstra, a cui si aggiunge la doppia doppia da 14 punti e 11 rimbalzi di Hassan Whiteside. Milwaukee (52-17) resta così al primo posto nella Eastern Conference, mentre Miami (32-36) deve guardarsi le spalle dalla risalita di Hornets e Magic.
DETROIT PISTONS-LOS ANGELES LAKERS 111-97
I Los Angeles Lakers fanno una tremenda fatica a vincere quando c'è LeBron James, figuriamoci quando il 'Re' non scende nemmeno sul parquet. Coach Walton decide di risparmiare James nel back-to-back e i gialloviola si arrendono anche a Detroit: 111-97 il punteggio finale. Un ko che fa ancora più male se si pensa che i Pistons, tra le migliori squadre dalla pausa per l'All-Star Game, erano reduci da due bruttissime sconfitte consecutive. Questa volta, oltre che sul solito prezioso contributo di Blake Griffin e Andre Drummond, Dwane Casey può contare anche su Langston Galloway, che ne mette 23 uscendo dalla panchina, meritandosi il premio di top-scorer del match. A fare la differenza è il parziale di 13-0 incassato da LA nel terzo periodo, dal quale McGee e compagni non sono più riusciti a rialzarsi. Proprio il centro è stato il migliore in casa Lakers con una prestazione da 20 punti e 13 rimbalzi. A questi, si aggiungono i 17 dell’ex Kentavious Caldwell-Pope e i 16 di un caldissimo Alex Caruso, alla seconda partita in fila in doppia cifra. Grazie a questa vittoria Detroit (35-33) resta al sesto posto a Est, mentre i Lakers (31-38) sprofondano sempre più nei bassifondi della classifica a Ovest.
HOUSTON ROCKETS-PHOENIX SUNS 108-102
Ci vuole il miglior James Harden per riuscire a domare i giovani e terribili Phoenix Suns. Grazie ai 41 del 'Barba', tornato a far registrare numeri da capogiro, Houston trova il decimo successo consecutivo: 108-102 il punteggio finale. Come detto, grande merito va attribuito ad Harden, che chiude con 41 punti, 11 assist, 9 rimbalzi, 6 recuperi e 3 stoppate. Mike D'Antoni, però, può fare affidamento anche su Eric Gordon (19 punti) e Clint Capela (14+11), ma anche sul sorprendente Danuel House Jr., che non fa rimpiangere l'assenza di Chris Paul, chiudendo con 18 punti e 3 rimbalzi: non male per un giocatore reduce da due mesi di G-League. Un successo che Houston costruisce nel finale nonostante non abbia funzionato l'arma principale: il tiro da 3 punti (11/40 dall'arco di squadra). Phoenix, invece, paga tutta la propria inesperienza nelle fasi conclusive, con un ultimo quarto da 17 punti, che spegne ogni velleità di portare a casa una sorprendente vittoria. Il migliore per gli ospiti è Devin Booker, che chiude con 29 punti, a cui si aggiungono i 22 di Kelly Oubre Jr. e la doppia doppia da 17 punti e 14 rimbalzi del rookie DeAndre Ayton.
NEW ORLEANS PELICANS-PORTLAND TRAIL BLAZERS 110-122
Se è vero che i New Orleans Pelicans perderanno in estate il proprio miglior giocatore, Anthony Davis, che già aveva chiesto senza mezzi termini la cessione nelle scorse settimane, i tifosi possono consolarsi con l'esplosione di Julius Randle. Contro i Portland Trail Blazers arriva una sconfitta (122-110 il punteggio finale), che consacra però la definitiva maturazione dell'ex Los Angeles Lakers, autore di una prova da 45 punti e 11 rimbalzi. A questa, si aggiunge la terza tripla doppia consecutiva di uno scatenato Elfrid Peyton, che chiude con 14 punti, 12 rimbalzi e 16 assist (massimo in carriera). New Orleans, però, non può nulla contro la solidità dei Blazers, tra le migliori squadre di tutta la lega. Portland trova 47 punti dalla coppia McCollum-Lillard, che semina il panico nella difesa dei Pelicans. In totale sono sei gli uomini in doppia cifra, tra cui spicca Enes Kanter, che ferma il tassametro a quota 17 uscendo dalla panchina. Una notte da ricordare soprattutto per Damian Lillard, che supera LaMarcus Aldridge, e diventa il secondo miglior realizzatore della storia dei Blazers (12.584 punti) alle spalle della leggenda Clyde Drexler (primo a 18.040).
PHILADELPHIA 76ERS-SACRAMENTO KINGS 123-114
I Sacramento Kings lasciano (forse) sul parquet di Philadelphia le proprie speranze di volare ai playoff. I californiani, infatti, si arrendono 123-114 alla squadra di Brett Brown e, complice la vittoria dei Clippers, scivolano a 6 partite di ritardo dall'ottavo posto a Ovest: una infinità. Una vittoria mai in discussione per Phila, nonostante le grandi difficoltà nel tiro da 3 punti (29% di squadra). Ai Sixers, però, bastano le prove dei singoli: sono 22 i punti di Jimmy Butler, a cui si aggiungono i 21 (con 17 rimbalzi) di Joel Embiid, determinante su entrambi i lati del parquet. Tutto il quintetto chiude in doppia cifra, con Redick e Harris che ne aggiungono 19 a testa, mentre Simmons si ferma a 18 con 2 rimbalzi e 5 assist. Decisamente troppo per Sacramento, che ha comunque il merito di provarci fino alla fine. A coach Joerger non sono serviti i 16 di Harrison Barnes e De'Aaron Fox, i migliori per i californiani. Con questa sconfitta, come detto, Sacramento (33-35) vede scappare i Los Angeles Clippers, mentre Philadelphia risale al terzo posto nella Eastern Conference, agganciando a quota 44 vittorie e 25 sconfitte gli Indiana Pacers.
WASHINGTON WIZARDS-CHARLOTTE HORNETS 110-116
La clamorosa rimonta subita dai Miami Heat (con conseguente sconfitta) riaccende i sogni e le speranze playoff degli Charlotte Hornets. I Calabroni si impongono 116-110 contro Washington e si portano, insieme con Orlando, a una sola partita di ritardo dalla franchigia della Florida. Gli ospiti mettono subito in chiaro le cose, con un primo quarto da 40 punti, che spezza subito l'equilibrio. Gli Wizards, infatti, finiscono sotto di 14 punti e non trovano più la forza di rialzarsi. Il migliore tra le fila degli Hornets è Kemba Walker, che ne mette 28 (nonostante un pessimo 11/30 dal tiro), a cui si aggiungono i 18 di Jeremy Lamb uscendo dalla panchina. Ancora una volta, invece, Washington si affida in toto a Bradley Beal, diventato il leader indiscusso della squadra dopo l'infortunio a John Wall. La guardia risponde presente con una prova da 40 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, ma non basta. A nulla servono i 20 del veterano Jeff Green e i 17 (con 11 rimbalzi) di Jabari Parker. Con questa sconfitta, Washington (29-40) rischia di aver perso l'ultimo treno per la post season, lontana ormai tre partite e mezzo.