Per i californiani arriva la settima vittoria consecutiva contro Miami, i Pelicans cadono contro Toronto e l'azzurro segna solo 2 punti
Nicolò Melli torna titolare, ma segna solo 2 punti e naufraga insieme a New Orleans, sconfitta 104-122 dai Toronto Raptors e ora ultima franchigia dell'intera Nba. Per i campioni in carica 44 punti per Siakam (massimo in carriera), ma anche i ko di Lowry e Ibaka. Non si fermano più invece i Lakers, che con Miami trovano la settima vittoria di fila (95-60, 25 punti per LeBron James). Damian Lillard ne fa 60, ma Portland perde con Brooklyn.
NEW ORLEANS PELICANS-TORONTO RAPTORS 104-122
Nuova notte da dimenticare per Nicolò Melli, nel bel mezzo di un incubo all'interno di una situazione comunque assai delicata: quella di una New Orleans rimasta ormai unica franchigia dell'intera Nba ad aver vinto appena una volta in otto partite giocate. Se possibile, però, la situazione personale dell'azzurro è anche peggiore rispetto a quella di squadra: scelto nel quintetto titolare, in realtà dà vita a una prestazione da 2 soli punti a referto e alla fine in campo ci trascorre poco più di 10 minuti. I Pelicans non si consolano con i 27 punti di Brandon Ingram e cadono al cospetto di una Toronto che al di là della vittoria ha poco da festeggiare. Se infatti il successo viene messo in cassaforte nel corso di un secondo periodo che termina sul 45-23, i canadesi si ritrovano senza due fondamentali pedine cadute nel corso della trasferta in Louisiana: Kyle Lowry, fermato da una frattura al pollice dopo pochi minuti, e Serge Ibaka che si arrende a una distorsione alla caviglia a metà match. Poi sono OG Anunoby (21 punti), Norman Powell (18) e soprattutto Pascal Siakam (10 rimbalzi e 44 punti che rappresentano il suo massimo in carriera) a caricarsi sulle spalle la squadra. Ma non basta a sorridere.
LOS ANGELES LAKERS-MIAMI HEAT 95-80
La Nba è avvisata: i Lakers sono tornati e fermarli quest'anno sarà un problema per tutti. I californiani si confermano dominatori della Western Conference in questo avvio di campionato centrando la settima vittoria consecutiva, e lo fanno letteralmente annullando Miami dal punto di vista offensivo. Lo fa chiaramente capire la percentuale di 35% degli Heat dal campo che diventa addirittura un mortificante 17% (6/35) prendendo in esame i tiri dai tre punti. Jimmy Butler con i suoi 22 punti e Goran Dragic con 19 provano comunque a guidare Miami, che però si schianta contro un muro gialloviola e una squadra che ha trovato degli automatismi per il momento quasi infallibili per macinare una vittoria dopo l'altra: dietro chiudiamo ogni varco, poi davanti ci pensano i califfi. Che ancora una volta rispondono presente, se è vero come è vero che Anthony Davis trova un'altra serata di grazia con 26 punti a referto battendo di un'incollatura LeBron James (25). E per i Lakers sono sette vittorie in otto partite: a questo punto non è certo più una coincidenza.
MINNESOTA TIMBERWOLVES-GOLDEN STATE WARRIORS 125-119 OT
Sintomatologia di un anno stregato: quando, dopo cinque stagioni di fila in cui hai quantomeno centrato le Nba Finals, sei nel mezzo di una rivoluzione, vai a giocare sul campo di una delle forze emergenti del campionato in totale emergenza, ma riesci comunque a segnare 110 punti nei tempi regolamentari (che diventano 119 all'overtime), tra l'altro mandando un tuo uomo a segnare 52 punti, D'Angelo Russell. Ma perdi lo stesso. Questo l'amaro destino di una Golden State che non sa più cosa pensare, e che dopo la clamorosa sconfitta del Target Center di Minneapolis si ritrova addirittura penultima in Western Conference. I T'Wolves si riaffacciano invece in una zona playoff affollatissima e dicono ancora una volta grazie a un Andrew Wiggins che di punti ne picchia 40 e che si rivela decisivo, al pari del solito Karl-Anthony Towns che chiude in doppia doppia (20+14 rimbalzi). Ma è di Wiggins la tripla che nel corso dell'ultimo minuto di fatto stronca le speranze degli Warriors, che per l'intero quarto parziale erano sempre stato in vantaggio. E che invece perdono ancora, e sembrano sempre più intrappolati in un incantesimo.
DENVER NUGGETS-PHILADELPHIA 76ERS 100-97
A Denver viene certificato qualcosa che già era nell'aria da qualche giorno: la macchina da vittorie rappresentata dai Sixers di inizio stagione non esiste più. Al Pepsi Center Philadelphia raccoglie infatti la terza sconfitta in quattro giorni, dopo aver vinto tutte le precedenti cinque partite giocate fin qui in Nba. E dire che il viaggio in Colorado si stava tramutando in una passerella trionfale per gli ospiti, che all'inizio del quarto parziale giganteggiavano dall'alto di un rassicurante +21 (86-65). Peccato che ai Nuggets riesca una pazzesca rimonta perfettamente riassunta dal parziale di 35-13 nell'ultimo periodo. Così Denver si gode i numeri di Nikola Jokic (26 punti e 10 rimbalzi, suo il canestro del sorpasso a 1.2 secondi dalla sirena, con tanto di fallo subito che stronca le speranze di Phila), i 22 punti di Jamal Murray, i 20 di Will Barton e un record che la vede ora come seconda forza a Ovest. Per i Sixers c'è sì una doppia doppia di Joel Embiid (19+15), ma soprattutto una flessione sempre più complicata da giustificare. E una classifica che si fa via via sempre meno rinfrancante.
UTAH JAZZ-MILWAUKEE BUCKS 103-100
Utah e Milwaukee sono le due mine vaganti delle due Conference, le squadre che puntano a diventare l'ago della bilancia nella corsa ai playoff rispettivamente a Ovest e Est. La partita vista a Salt Lake City non fa che confermare questa indicazione, dato che si assiste a una partita ad altissimi livelli e decisa sulla sirena con Bojan Bogdanovic che trova gli ultimi tre dei suoi 33 punti finali e non permette ai Bucks di replicare. Viene in questo modo anche vinta la sfida a distanza con un certo Giannis Antetokounmpo, in doppia doppia ma fermo a 30 punti (con 13 rimbalzi) ed estromesso dal finale incandescente perché uscito per falli. Milwaukee se la gioca quindi con le sue altre star, che male non fanno affatto (26+11 per Middleton, 22 per Bledsoe). I Jazz però si aggrappano anche a Mike Conley e Donovan Mitchell, i cui punti (rispettivamente 20 e 19) non possono che essere decisivi nell'ambito di un match deciso come detto sul suono della sirena.
PORTLAND TRAIL BLAZERS-BROOKLYN NETS 115-119
Non era mai successo a un giocatore dei Blazers di segnare 60 punti in una sola partita. Avviene invece a Damian Lillard, ma questo dato spaziale non è sufficiente per regalare a Portland una vittoria, dato che tutto il resto della squadra ne fa invece solo 55 cinque e dall'altra parte ci sono i Nets che di certo non si sono sobbarcati il lunghissimo viaggio fino al Moda Center solo per contemplare il miglior Dame Dolla di sempre. Così Brooklyn sfodera un Kyrie Irving tirato a lucido (33 punti), ma soprattutto lancia dalla panchina Spencer Dinwiddie che alla fine ne porterà a casa addirittura 34, rivelandosi il miglior marcatore dei suoi. Portland risponde con Simons a quota 15 e Whiteside in doppia doppia (10+15 rimbalzi), ma la carretta è sostanzialmente portata avanti dal solo Lillard, che vede la vittoria sfuggire di mano quando nel quarto periodo gli ospiti piazzano un parziale di 15-2, e l'ennesima tripla che chiude le ostilità serve solo ad aumentare i rimpianti.
DALLAS MAVERICKS-NEW YORK KNICKS 102-106
Sorride, una volta tanto, anche la seconda metà della Grande Mela, con i Knicks che per trovare la vittoria numero 2 nella loro travagliata stagione devono percorrere 2500 km e fare il blitz all'American Airlines Center di Dallas. Cadono infatti un po' a sorpresa i Mavericks, che a Ovest sono in piena zona playoff e che vengono sorpresi dalla partenza a razzo di New York e restando di fatto per l'intero match a inseguire. Gli ospiti chiudono il primo quarto sul +8 e si rialzano ben due volte dopo aver subito la rimonta dei Mavs, che a cavallo tra il terzo e il quarto parziale mettono la freccia ma poi cadono sul più bello. Peraltro i numeri raccontano di un Luka Doncic tirato a lucido, e che piazza una tripla doppia di assoluto livello (38 punti, 14 rimbalzi e 10 assist). New York risponde però con una squadra assetata di vittoria e che raccoglie tutto nell'ultimo minuto grazie alla tripla di Gibson e al 3/4 di Randle (21 punti alla fine per lui). Senza dimenticare un Marcus Morris (29 punti) finalmente decisivo.
ATLANTA HAWKS-SACRAMENTO KINGS 109-121
Sono stati l'ultima franchigia dell'intera Nba a vincere la prima partita di questa stagione, ma ora i Kings ci hanno preso gusto: in quel di Atlanta arriva infatti il terzo successo nelle ultime quattro, il che significa anche che gli Hawks sono al momento fuori dalla Top 8 della Eastern Conference e devono fermarsi a riflettere su cosa non stia funzionando (il loro invece è un ruolino ampiamente negativo dopo invece una grande partenza). Quello che racconta la State Farm Arena è infatti un autentico dominio da parte dei californiani, sorpresi dall'iniziale 6-0 dei padroni di casa, ma in grado poi di mettere la freccia e trascorrere l'intera serata in vantaggio e in controllo totale. Atlanta può solo godersi la doppia doppia di Trae Young (30+12 rimbalzi), ma per il resto viene annichilita da Sacramento che vede sempre più Buddy Hield a proprio agio come leader della squadra (22 i suoi punti a fine match) e dei punti di riferimento affermati come Bogdan Bogdanovic (20) e De'Aaron Fox (17).
WASHINGTON WIZARDS-CLEVELAND CAVALIERS 100-113
Erano due squadre malate a est, entrambe ferme a due vittorie in sette partite di campionato, ma alla fine chi prevale alla Capital One Arena sono i Cavaliers, infliggendo a Washington l'ennesimo amaro boccone di un inizio stagione da superare al più presto. Cleveland parte con un eloquente 6-0 e sembra condurre a piacimento una partita in cui effettivamente non si troverà mai in svantaggio. I Wizards trovano però la forza di reagire in un terzo quarto encomiabile, in cui dal -21 si riportano addirittura al -4, ma i loro sforzi saranno vanificati nel quarto conclusivo, quando dopo essere arrivati a un punto dall'impresa si sciolgono nuovamente e devono accettare una nuova, bruciante sconfitta. Tra l'altro la squadra della capitale porta ben tre uomini sopra quota 20 punti (Beal, Hachimura e un Bryant che con i suoi 23 punti è il top scorer di serata), Cleveland risponde con la doppia doppia di Thompson (21+12 rimbalzi) e risolleva in parte una classifica che iniziava davvero a diventare preoccupante.
INDIANA PACERS-DETROIT PISTONS 112-106
Prosegue il buon momento di Indiana, che delle ultime cinque ne ha persa solo una (contro Charlotte) all'overtime e si conferma come una delle forze da tenere all'occhio per i playoff nella Eastern Conference. Decisamente altalenante invece una Detroit che proprio al Bankers Life Fieldhouse fallisce la prova di maturità e rimane al di fuori della Top 8. Lo fa peraltro al termine di una partita condotta per quasi tutto il primo tempo e persa clamorosamente nella ripresa dopo il cambio di marcia inferto dai Pacers. I Pistons piazzano peraltro i due top scorer di serata (Kennard a quota 29, Galloway a 19), ma i Pacers rispondono con tre uomini a 17 (Warren, McConnell e un Domantas Sabonis che ci accompagna 14 rimbalzi) ricordando a tutti perché il basket sia uno sport in cui le stelle illuminano, ma a vincere sono le squadre.
ORLANDO MAGIC-MEMPHIS GRIZZLIES 118-86
La trasferta all'Amway Center certifica qualcosa che era nell'aria da tempo: a Memphis c'è un problema, che forse è anche più grosso di quanto inizialmente sembrasse. I Grizzlies perdono ancora, ed è la sesta volta in otto partite, ma quel che è peggio si mostrano in totale balia di una squadra che nella Eastern Conference era messa esattamente come loro, ferma a quota due successi e impaludata nei bassifondi della classifica. La sfida tra malate prende però immediatamente la direzione di Orlando, che dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato accelera e travolge i derelitti avversari in una ripresa a senso decisamente unico e conclusa praticamente in carrozza con il +32 finale che rappresenta anche il massimo vantaggio dell'intera partita. Sintomo di un crollo psicologico degli ospiti, che non vanno oltre i 15 punti di Valanciunas, mentre i Magic possono applaudire un Isaac da 22 punti e soprattutti i loro due europei, il francese Fournier (19) e il montenegrino Vucevic che chiude il match da top scorer e in doppia doppia (23+16 rimbalzi).