L'ex stella di Chicago: "Nel mio anno da rookie i veterani della squadra facevano cose che non avevo mai visto"
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Michael Jordan ricorda i suoi primi mesi in NBA e svela alcuni particolari destinati a far discutere: "Al mio arrivo ai Chicago Bulls era un gran casino: giravano donne e droga. Io ero un rookie, ma i veterani della squadra facevano cose che non avevo mai visto". Non certo un ambiente facile per un ragazzo di 21 anni. Chicago, d'altronde, era una delle peggiori squadre della lega all'epoca e solo dal suo arrivo si sarebbe trasformata nella dinastia destinata a dominare i parquet americani degli anni '90.
Le parole di MJ sono tratte dalle prime due puntate della serie TV a lui dedicata, "The last dance", nelle quali viene fatto un lungo viaggio a ritroso nella vita di una delle più grandi icone dello sport globale. Dal college in North Carolina, passando per il draft NBA del 1984, dove venne selezionato dai Bulls con la terza scelta assoluta. Fino, appunto, ai primi approcci con la squadra, che lo lasciarono a dir poco a bocca aperta: "Ricordo una volta in precampionato, penso fosse a Peoria, nell'Illinois. Ero in hotel e cercavo i miei compagni, ho iniziato a bussare a tutte le porte e sono arrivato davanti a una stanza dove c'era rumore. Sentivo qualcuno che diceva 'Shhhh, c'è qualcuno là fuori'. Poi ho udito una voce che chiedeva: 'Chi è?' Ho risposto: 'MJ'. E hanno detto: 'Accidenti, è solo il novellino. Non ti preoccupare'. Cosi' hanno aperto la porta e praticamente c'era tutto il team: facevano cose che non avevo mai visto in vita mia. C'erano strisce di cocaina ovunque, tubi di marijuana, donne... Era un circo. Da quel momento sono rimasto solo".
Jordan ha poi voluto specificare che certi comportamenti non erano da lui: "Non sono andato nei locali, non ho fumato, non ho fatto uso di cocaina e in quel periodo non bevevo. Stavo solo cercando di riposare e di essere bravo a giocare a basket".