Dall'ultima serie Scudetto alla Frecciarossa Supercoppa 2024, ecco come sono cambiate Olimpia e Virtus: l'analisi della finale di stasera
Il 20 settembre 2020 era ancora una domenica. La palla a due, ancora alle 18. Il palcoscenico, ancora la Unipol Arena di Casalecchio di Reno. L'ultimo precedente nella finale della competizione tra Olimpia Milano e Virtus Bologna presenta diverse coincidenze, temporali e di luogo, con l'ultimo atto della Frecciarossa Supercoppa 2024. A questa specifica sfida, però, come ci arrivano le squadre di Messina e Banchi?
I 101 giorni sopracitati non sono però la distanza tra gli incroci in Supercoppa e quello di stasera (palla a due alle 18), ma quelli che separano l'attualità dal 13 giugno 2024. L'ultimo precedente ufficiale tra Olimpia e Virtus riporta a ricordi piacevolissimi per i milanesi e assai infelici per i tifosi virtussini: da gara-4 dell'ultima finale Scudetto, le squadre di Messina e Banchi si sono infatti incrociate solamente nell'amichevole di domenica scorsa a Creta, in un contesto competitivo tutt'altro che probante.
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Proprio il 73-63 di Heraklion è stato menzionato nella conferenza stampa post Napoli dal coach della Virtus come cartina di tornasole del momento che hanno vissuto - e stanno vivendo - i due roster da inizio preparazione: Milano più fresca, capace di ritrovare energie anche in un momento dove fisiologicamente è più complicato, con possibilità di sperimentare tutti i quintetti e i meccanismi possibili; Bologna costretta a inseguire, che alterna sprazzi di talento ed equilibrio nelle responsabilità offensive a passaggi a vuoto troppo prolungati per mantenerla al livello di una top Eurolega.
Le semifinali contro Venezia e Napoli, seppur contro roster imparagonabili per fisicità ed esperienza ai massimi livelli, sono state ulteriore testimonianza: Milano ha iniziato col "quintettone" - Shields guardia, Ricci da 3, la coppia Mirotic-Nebo vicina a canestro - e ha chiuso "piccolissima" - coppia di play Bolmaro-Dimitrijevic, Shields da 3 e Mirotic da lungo -, vivendo alcuni minuti di calo fisico puniti dalle transizioni di Simms ma ancorata alle creazioni dal palleggio di Neno Dimitrijevic; Bologna ha vissuto un terzo quarto da incubo, soverchiata dalla leggerezza mentale e dalle folate offensive di Copeland, dopo 20' di buona qualità e prima che Banchi giungesse allo schieramento in questo momento (in linea quanto accadeva la scorsa stagione) più redditizio: Shengelia principale creatore che, da 5, ha tutto il pitturato a disposizione grazie alla presenza di 4 tiratori.
In finale di Supercoppa ci saranno almeno 10 elementi assenti quando Kyle Hines e Nicolò Melli hanno alzato al cielo dell'Unipol Forum il 31° scudetto biancorosso: 5 per parte - nei roster di Eurolega saranno probabilmente 8 per Milano e 6 per Bologna, ma il limite di 6 slot stranieri in Italia obbliga Messina e Banchi a scelte radicali -, che si sono già dimostrati punti di riferimento delle buone versioni lombarde ed emiliane.
Se Bolmaro e Nebo sono parsi annebbiati con Venezia, a risaltare per Milano è stata la luce offensiva di Nenad Dimitrijevic: 14 punti, 6/10 dal campo e la personalità per dirigere la circolazione offensiva di una guardia che farà girare la testa a molti. Qualche passaggio a vuoto di troppo in difesa c'è ancora - fondamentale la lunghezza di braccia del compagno di reparto, sia esso Bolmaro o il gregario di lusso Flaccadori visto contro la Reyer (18' sul parquet con 3 recuperi e un'eccellente intensità sul perimetro), per tamponare le linee di passaggio aperte dalla difesa pur applicata dell'ex Kazan - ma la lucidità nel gestire i blocchi dei compagni e leggere le scelte prese della difesa sono già le migliori a disposizione del roster, soprattutto quando Shavon Shields è in serate faticose nell'attaccare in pick&roll come contro i lunghi di Venezia.
Sotto 70-66 con Napoli, con le triple di Copeland che sembrava non potessero finire mai, a interrompere il parziale campano ci ha pensato Matt Morgan, con un canestro a giochi rotti. A riportare in parità la gara, ribaltando l'inerzia della ripresa, sono stati invece due tiri liberi di Will Clyburn, arrivati grazie a un tagliafuori tutto tranne che spettacolare ma che rivela l'esperienza portata dall'ex Efes nel leggere i momenti della partita e capire cosa portare alla Virtus. In una squadra che era, è e probabilmente sarà ancora di Toko Shengelia, avere due creatori a giochi rotti come gli americani giunti in estate a Basket City apre scenari intriganti, soprattutto se si parla di un trofeo in gara secca.
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101 giorni dopo c'è un nuovo titolo italiano in palio, e saranno nuovamente Olimpia Milano e Virtus Bologna a giocarselo. Così come ad Assago, ad arrivarci con più entusiasmo e sicurezze maturati nell'avvicinamento è l'Olimpia, con la Virtus che potrà contare stavolta sul sostegno "casalingo" di Casalecchio di Reno. Gli ingredienti per una finale di Frecciarossa Supercoppa 2024 già emozionante e coinvolgente ci sono tutti.