Il CT di Italbasket ha approfondito temi delle generazioni future azzurre e del recente PreOlimpico di San Juan: "Ho fatto un bel po' di autocritica"
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Le domande poste da Tuttosport raggiungono Gianmarco Pozzecco fino in Spagna, dove le ferie con moglie e figlia hanno legittima precedenza su tutto il resto. L'estate di tornei internazionali di Italbasket, tra Nazionale maggiore e selezioni giovanili, reclamano però l'espressione di un parere su alcuni dei nodi principali anche dal diretto interessato.
ANALISI DEL PREOLIMPICO
"Ho fatto un bel po' di autocritica. E mi sono detto, visto cosa accade a tutte le Nazionali, che il giudizio che io devo dare a me stesso come tecnico è a lungo termine. In Nazionale si ha poco tempo, un infortunio può condizionare più di quanto non condizioni un club. Fontecchio? Ho mantenuto comunque serenità, sperando che Procida recuperasse. Va ricordato che nello stesso ruolo si è ritirato Gigi Datome. Detto questo, potevamo fare meglio al PreOlimpico".
UNDER 17
"Non possiamo far finta che non sia un problema come saranno impiegati in futuro. Tutte le parti del movimento devono essere consapevoli, coinvolti, sentirsi parte. Perché se gli italiani giocano è anche un vantaggio per i club, da un punto di vista economico".
MODELLO SPAGNOLO
"In Spagna le squadre sono infarcite di europei, che giocano dunque un basket simile. Non datemi del razzista, non c'entra. Il livello di fisicità, di atletismo dei nostri giocatori non è come quello americano. Ma possono progredire, migliorare le loro qualità se giocano quel tipo di pallacanestro. Non col modello americano, lì faticano".
CORAGGIO
"Dobbiamo riappropriarci di visione, coraggio. Considerare i 18enni come facevamo una volta. Altrimenti non saranno mai pronti. E quelli bravi devono essere messi alla prova in A, o in A2, pensando a un percorso sfidante per tutti. Abbiamo perso la soddisfazione dell'investire. I campioni crescono per istinto di emulazione. Ci vuole un cambiamento culturale. [...] Mi sono convinto che ci sono due caratteristiche chiave: una è il passaporto, ma la più importante è la volontà del giocatore".
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BELINELLI AL PREOLIMPICO?
"La verità è un po' complessa. Beli è straordinario, un ragazzo d'oro. Avrei voluto io e avrebbe voluto lui. Ma ci siamo parlati anni fa: c'è un tempo per tutto. Ci sono scelte che non si vorrebbero fare".