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Tonut, l'equilibratore di Milano: "Che bello marcare i top d'Europa"

La guardia dell'Armani racconta il suo ruolo: "Essere impegnato sui giocatori più forti mi toglie qualcosa in attacco, ma penso solo alla squadra"

06 Mar 2025 - 11:06
 © IPA

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Tra la sconfitta di Bologna e la gara di Eurolega con il Fenerbache, Stefano Tonut ha parlato di molti argomenti nell'intervista di Luca Chiabotti pubblicata nell'edizione milanese de la Repubblica

Partendo dal suo compito di limitare i migliori giocatori delle squadre avversarie.

"Marcare i giocatori più forti del continente è bello, stimolante e anche divertertente. Un giocatore vive per sfide così, soprattutto chi, come me, fino a tre anni fa l'Eurolega la guardava dal divano di casa".

Mese dopo mese, Tonut è diventato un giocatore importante per l'Armani.

"Stare a lungo in campo in una squadra importante come Milano è un motivo di orgoglio, oltre che una grande responsabilità. Siamo in tanti, può capitare di giocare di più o di meno, ma non sono uno che guarda alle statistiche. L'anno scorso la squadra era diversa, sono riuscito a dare un po' di equilibrio al quintetto e partire bene di dà la fiducia per continuare meglio".

Lavoro costante, con un unico riferimento: il collettivo.

"Cerco di dare il massimo sempre. Sento dire da tanti che dovrei tirare di più, dovrei segnare più punti, ma non credo sia corretto in un contesto del genere. Penso solo a come aiutare la squadra a vincere e mi concentro sulle piccole cose che poi ti permettono di stare ancora di più in campo. All'Armani c'è un obiettivo comune ancor più che nelle altre squadre ed è vincere: riuscendoci si è partecipi della cosa più bella. I tiri e i punti che dovrei fare di più in attacco sono chiacchiere da bar".

Questioni di prospettive, obiettivi e compiti tattici.

"Essere impegnato sempre da un avversario fortissimo mi toglie forse qualcosa in attacco, ma fortunatamente gioco in quintetti con un talento e norme e, tante volte, finalizzare un'azione non dipende da me. Non è una scelta personale nè qualcosa che mi viene imposto, quanto la conseguenza della lettura di quello che succede".

Ruolo di equilibratore sempre centrale in un'altra stagione caratterizzata da alti e bassi.

"Molto dipende dagli infortuni: giocare a Bologna senza Shields, Bolmaro e Dimitrijevic ti ridimensiona. Appena trovi un assetto, o si fa male o rientra da infortunio qualcuno ed è tutto diverso. E poi ci sono gli avversari, fortissimi. Io sono positivo, non vedo l'ora di affrontare le sfide decisive in Europa e di giocarle al Forum, davanti al nostro pubblico".

Dando l'esempio a chi sta crescendo nel suo ruolo, come Garavaglia e Lonati.

"Sono forti, mostrano grande personalità anche quando si allenano con noi e hanno già maturato esperienze importanti. Rispetto a me, alla loro età, sono molto avvantaggiati. Ma la mia regola dice che non importa chi arriva prima al vertice, ma chi mostra le qualità per restarci: è la cosa più difficile".

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