La vittoria contro l'Olimpia (84-78) porta la firma dei tre americani e ripaga l'attesa del basket entusiasmante di coach Jamion Christian
Ci era andata molto vicino Trapani la sera prima, tenendosi a contatto con la Virtus Bologna e perdendo di misura più per mancanza di benzina e lucidità che di talento. La seconda sfida in casa delle neopromosse in LBA contro le finaliste dell’ultimo campionato ha visto invece la prima “sorpresa” dell’anno: demerito dell’Olimpia Milano ma, soprattutto, merito della Pallacanestro Trieste.
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L'84-78 maturato durante il pranzo della domenica dell'Allianz Dome è stato sì frutto di una prova da "mediocri" dei giocatori di coach Messina, ma poche altre squadre avrebbero comunque fatto gara di testa per una porzione così grande di partita contro i Campioni d'Italia in carica. La differenza con il Trapani-Virtus del sabato sta principalmente qui: se la squadra di Repesa è stata costretta a inseguire dalla fine del primo quarto, i biancorossi di Christian ha saputo dettare il ritmo della sfida da subito e quello del punteggio dalla fine del secondo quarto in avanti, concedendosi il "lusso" di poter gestire il margine nel finale.
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Il paragone con la Varese 2022/23 era inevitabile in prestagione e, per accostamenti cromatici ed elementi identici (GM Arcieri, coach USA, Ross, Brown, Reyes), continuerà a esserci. Vale la pena quindi concentrarsi sulle principali differenze, riscontrabili a livello di creazione e sotto canestro. Se a Masnago c'era un realizzatore dalla notevole cilindrata come Jaron Johnson, in Venezia Giulia c'è un profilo più creativo e imprevedibile dal palleggio come Denzel Valentine, arrivato nella scorsa LBA totalmente fuori dal contesto tecnico ed emotivo di Milano ma dal talento palla in mano per regalare spettacolo in Italia; se l'Openjobmetis basava le proprie rotazioni di lunghi sulla tecnica di Caruso e l'atletismo di Owens, la squadra di proprietà di Paul Matiasic si fonda sull'intelligenza di Uthoff nel centellinare giocate di qualità in entrambe le metà campo (non si rimane in campo 35', pur nelle ridotte rotazioni triestine, nonostante lo 0/7 al tiro se non si fosse un collante efficace) e su un centro come Jayce Johnson, poco verticale ma basilare come passatore e bloccante per concedere libertà di azione ai talenti dal palleggio.
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La vittoria contro l'Olimpia è infatti arrivata anche grazie a un'aggressività costante sulla palla, che ha permesso di compensare con la superiorità numerica le posizioni in cui Trieste pecca di stazza o mobilità. Ma la sostenibilità del sistema di coach Christian si baserà, come quella Varese, sul costringere l'avversario di turno a non concedersi nemmeno un secondo di calo di concentrazione quando saranno i biancorossi in possesso della palla a spicchi.
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Con almeno 4 giocatori sempre contemporaneamente in campo che possono superare la metà campo in palleggio e almeno 4 elementi di ogni quintetto sollecitati, invitati e con la naturale fiducia a prendersi un tiro dall'arco, correre e spaziare il campo è ciò che renderà Trieste una delle squadre di LBA da guardare con maggiore piacere durante la stagione.
Giocatori da alti ritmi e isolamenti come Ross e Brown a condurre le operazioni, la modalità "rivincita" innestata nell'approccio di Valentine, l'esperienza dalla panchina di Jeff Brooks, l'allargamento ad altri protagonisti dalla panchina in sfide meno esigenti rispetto a quelle a Milano (in attesa del pieno reintegro fisico di Reyes, solo Candussi e Ruzzier come cambi "sicuri" senza sprazzi anche da Bossi, capitan Deangeli e Campogrande può alla lunga costare in termini di energia), l'atmosfera eccitante creata dall'Allianz Dome nelle sfide a Trieste: le premesse per un'annata memorabile nei dintorni di Valmaura ci sono tutte.
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