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"El mudo" Franco, italiano d'Argentina

Ha mamma italiana, ma sul suo profilo twitter si definisce "argentino". Ecco l'ultimo "cugino d'Italia..."

24 Mar 2015 - 12:49

Ha un soprannome spagnolo ma una mamma italiana. Si definisce "calciatore argentino" sul suo profilo twitter, ma vestirà la maglia azzurra. Ci ha provato con la nazionale Argentina - una convocazione senza scendere in campo nel 2008, ct Sergio Batista, nell'Under 20 dell'Albiceleste -, ma canterà a squarciagola l'inno di Mameli. Cugino d'Italia, l'ennesimo e, come giustamente rivendica Antonio Conte, nemmeno l'ultimo. E' Franco Vazquez, con Eder l'ultimo oriundo del nostro pallone. Niente di scandaloso se non fosse che Roberto Mancini, bontà sua, si è lasciato scappare che gli oriundi, insomma, mica gli piacciono poi tanto. E' stato sincero, il Mancio. Apriti cielo. Un silenzio ipocrita è preferibile. E d'altronde, direbbe Vazquez, "somos italianos".

Direbbe così perché così parla. Ovunque, sul suo profilo twitter ad esempio. Due parole due in italiano - qualcosa come Forza Palermo o giù di lì -, per il resto auguri, saluti e pensieri nella sua lingua madre. Lo spagnolo, appunto. Poi, sia chiaro, Franco Vazquez ha tutto il diritto di sentirsi italiano. Banalmente perché questo dice il suo passaporto e perché sa parlare la nostra lingua e - dicono - capisce il dialetto. Bene, benissimo, ma che colori ha dentro? Che paesaggi ha dentro? Qual è l'inno nazionale che sente suo? Da oggi pizza e tarantella e al diavolo l'asado.

Forse è solo questo che pensa Roberto Mancini. E con lui altri e altri ancora che non lo dicono, non l'hanno detto, e si sono evitati l'etichetta di razzisti. Hanno sentito Arrigo Sacchi e hanno imparato: su certi temi è meglio evitare. C'è una norma che consente la convocazione di Vazquez, Eder come di Vecino, Jorginho, De Maio, Botta, Laxalt e chi più ne ha più ne metta? Sì. Dentro tutti, quindi, da chi si definisce argentino a chi pensa in francese, passando per brasiliani del Molise e spagnoli di Reggio Calabria. No problem, of course. Detto così, nella nostra prossima lingua ufficiale.

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