Il presidente dovrebbe presentarsi dimissionario al consiglio federale ma c'è anche l'ipotesi che venga sfiduciato
A un passo dall'addio. Carlo Tavecchio, dopo aver fatto pagare a Gian Piero Ventura la mancata qualificazione ai Mondiali 2018 con l'esonero, e dopo averlo scaricato con l'intervista rilasciata a Le Iene, potrebbe essere "costretto" a sua volta alla resa. Il numero uno della Figc, infatti, dovrebbe presentarsi dimissionario al (decisivo) consiglio federale, con nuove elezioni nel 2018. Ma è anche possibile che venga sfiduciato, conti alle mano.
Lunedì 20 novembre dovrebbe quindi essere il giorno in cui terminerà l'esperienza nata nell'agosto 2014 e proseguita con la rielezione del marzo scorso. Una decisione - quella di presentarsi dimissionario in Consiglio - che Tavecchio proverà a modificare fino all'ultimo, ma che sembra ormai inevitabile anche perché ad abbandonarlo non è stato solo il capo del Coni, Giovanni Malagò, e il sindacato dei calciatori con Damiano Tommasi, ma anche il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina. Ed è stato proprio il suo "contropiede" a sparigliare le carte in tavola.
Del resto l'attuale situazione del Consiglio non dà molte chance a Tavecchio. Come ricostruito dalla Gazzetta, infatti, con le dimissioni dei sette membri di Assocalciatori (4) e Lega Pro (3), unite alle assenze dei tre rappresentanti di A e a quello della B (entrambe commissariate), verrebbero a mancare 11 su 21 aventi diritto di voto, più della metà. Sarebbe la condizione per la quale il Consiglio federale potrebbe decadere. Tavecchio potrebbe quindi "sognare" solo la maggioranza semplice, insufficiente ad approvare certi provvedimenti che ne richiedono una allargata. Ancora più probabile che vada sotto e che, quindi, decida di optare per le dimissioni per evitare il voto di sfiducia.