In campo c'erano talenti come Albertini, Corini, Dino Baggio e Melli: ma si trattava solo dell'inizio di un'era
Le nazionali giovanili azzurre avevano spesso mostrato ottime cose, ma non avevano mai vinto niente di importante. Fino al 3 giugno 1992: fu quella la data in cui l'Italia Under 21 di Cesare Maldini vinse l'Europeo prevalendo nella doppia finale contro la Svezia. E per quella squadra formidabile (che vantava talenti come Albertini, Corini, Dino Baggio e Melli) fu solo l'inizio. Gli Europei vinti, nei successivi 12 anni, furono ben cinque.
C'è stato un tempo in cui calcio giovanile, in Europa, faceva rima con Italia. Ma non era sempre stato così. Pur vantando nel proprio passato selezionatori del calibro di Enzo Bearzot e Azeglio Vicini, infatti, gli Azzurrini mai avevano vinto nulla ed erano arrivati al massimo alla finale persa del 1986. Questo fino all'epopea di Cesare Maldini, che diede il via a un periodo in cui in dodici anni furono vinti ben cinque Europei di categoria. Un primato assoluto, che la formidabile Spagna degli ultimi anni ha eguagliato nel 2019. Senza ancora riuscire nell'impresa di superarlo.
Il tutto prese il via nel novembre del 1991: a un mese dalla mancata qualificazione della Nazionale maggiore a Euro 1992, con conseguente passaggio del testimone tra Vicini e Arrigo Sacchi, a fari spenti furono i ragazzini dell'Under 21 a compiere il loro dovere. E centrarono una qualificazione agli Europei non facile, dato che nel girone c'erano la fortissima Ungheria e l'Unione Sovietica campione uscente. Proprio Sacchi avrebbe avuto modo di pescare a piene mani da quel gruppo di Azzurrini così ottimamente cresciuto agli ordini di un altro cuore rossonero come Cesare Maldini.
Si pensi al centrocampo, imperniato sulla saggia regia di Demetrio Albertini e che poteva avvalersi delle lunghe leve e lo spirito indomito di Dino Baggio. C'era poi Eugenio Corini, già veterano e cervello della squadra, senza dimenticare un gruppo di attaccanti di razza come il parmense Melli e il romanista Muzzi. O Renato Buso, 22 anni e una carriera che lo aveva già visto giocare insieme a Serena, Altobelli, Baggio, Mancini, Vialli: merito dei trasferimenti dalla Juventus alla Fiorentina, e quindi alla Sampdoria. In porta, alternativamente, Antonioli o Peruzzi. Difficile chiedere di meglio.
E infatti gli Azzurrini sin da subito iniziarono a volare: lo fecero nei quarti, strapazzando una delle ultime versioni di una sempre temibile Cecoslovacchia, che già aveva eliminato Francia e Spagna: doppietta di Melli a Trnava, reti di Luzardi e Bertarelli nel quasi facile 2-0 di Padova. Pochi problemi anche in semifinale contro la Danimarca: mattatore Buso, in gol sia a Aalborg che a Perugia, dove fu Muzzi a fissare il 2-0 dopo lo 0-1 in Scandinavia. Anche la finale si giocava in sfide di andata e ritorno, all'epoca. Ma fu già la sfida del Mazza di Ferrara a porre le basi per il trionfo continentale: contro la Svezia finì 2-0, con le firme di Buso e Gianluca Sordo, un altro fiore all'occhiello delle giovanili del Torino come Dino Baggio. Il ritorno di Vaxjo vide l'unica sconfitta, un'immeritato 1-0 firmato da Simpson nonostante le colossali occasioni di Buso e Muzzi e il palo di Rossini. Ma tanto bastava: la Nazionale Under 21 per la prima volta era campione d'Europa.
E lo sarebbe divenuto tante altre volte anche negli anni successivi, con Cesare Maldini in panchina e poi Tardelli e Gentile. E in campo, anno dopo anno, Toldo, Buffon, Abbiati, De Sanctis e Amelia. Panucci, Cannavaro, Nesta, Zaccardo e Barzagli. Tommasi, Perrotta, Pirlo, Gattuso e De Rossi. Vieri, Inzaghi, Totti, Delvecchio e Gilardino. Tutti campioncini d'Europa con la maglia della loro Nazionale. Prima di diventare eroi dei tifosi di tutto il Paese. E, molti di loro, arrivare fino alla Coppa del Mondo.