Il 10 giugno 1934 gli Azzurri vinsero il Mondiale casalingo, 34 anni più tardi sarebbe arrivato anche il titolo continentale
Tra le date storiche del calcio italiano, il 10 giugno assume un ruolo di primissimo piano. Risalgono infatti a questo riferimento temporale due memorabili “prime volte” degli Azzurri. Nel 1934, esattamente 86 anni fa, arrivava il primo dei quattro Mondiali, mentre il 1968 avrebbe dato all'Italia l'unico alloro continentale della sua storia. Curiosità ulteriore: entrambe le manifestazioni furono ospitate proprio dall'Italia.
Sono stati successi unici per importanza, ma anche per il modo in cui si realizzarono. A partire da Italia 1934, rassegna che la Nazionale vinse con merito, seppur aiutata in certe decisioni arbitrali. La squadra allenata allora da Vittorio Pozzo batté all'esordio gli Stati Uniti per 7-1 con tripletta di Schiavio, la doppietta di Orsi e i gol di Meazza e Ferrari, poi piegò la Spagna nel doppio confronto di Firenze (1-1 nella prima e 1-0 nella ripetizione) e con l'1-0 all'Austria si guadagnò la finale di Roma, vinta ai supplementari contro la Cecoslovacchia (2-1) grazie alla rete decisiva di Schiavio davanti a Mussolini e ai gerarchi fascisti. Tanti sospetti, come si è detto, continuano ad aleggiare su quella vittoria e sono tutti riconducibili, più o meno direttamente, alle pressioni del regime affinché la vittoria finale dimostrasse l'efficienza del modello fascista. In effetti, nella prima delle due battaglie contro la Spagna, il gol italiano fu viziato da una carica clamorosa di Ferrari sul leggendario portiere Zamora, che fino ad allora aveva parato di tutto. Ufficialmente per infortunio, ma forse in protesta nei confronti dell'arbitro, Zamora saltò la ripetizione e l'Italia si guadagnò la sfida di Milano contro il “Wunderteam” austriaco. Anche la semifinale fu oggetto di polemiche, poiché sul suo gol Guaita travolse il portiere Platzer impedendogli di bloccare il pallone. Eppure, gli episodi e il passare dei decenni rischiano di trascinare nel dimenticatoio una squadra che forse, a livello di individualità, resta la più forte tra le quattro che hanno vinto il mondiale. Pozzo schierava i suoi con un il metodo WM con Giampiero Combi (uno dei migliori portieri dell'epoca) dietro alla linea composta da Monzeglio, Allemandi e Ferraris IV, più avanzati Luigi Bertolini e uno dei centromediani più temibili di ogni tempo, Luisito Monti. Poi spazio alla fantasia: sulle fasce, Enrique Guaita e un'ala pazzesca come “Mumo” Orsi; l'iconico Giovanni Ferrari e il leggendario “Pepin” Meazza dietro ad Angelo Schiavio.
Forse meno forte individualmente era l'unica Nazionale in grado di vincere un Europeo (almeno per ora). Il 10 giugno 1968, con molti episodi fortunati, l'Italia riuscì a riscattare la figuraccia di due anni prima contro la Corea del Nord. Il nuovo ct Ferruccio Valcareggi adottò un graduale ricambio generazionale favorito dalle conferme ad alti livelli di Gianni Rivera (autore di un 1967-68 da urlo), Gigi Riva e Sandro Mazzola e dalle esplosioni definitive di Zoff, Facchetti, Anastasi e Domenghini. Superata la Bulgaria nello spareggio, l'Italia si vide assegnare la fase finale dell'Europeo, alla quale partecipavano solo quattro squadre. La semifinale di Napoli contro l'Urss finì 0-0 e, siccome non c'erano i supplementari, i destini delle squadre furono scelti dal lancio di una monetina: la dea bendata disse azzurro e l'Italia in finale sfidò la Jugoslavia. Senza Ivica Osim ma con un fuoriclasse come Dragan Dzajic, gli slavi giocarono a una porta sola ma per loro imprecisione segnarono un solo gol e Domenghini li beffò con una punizione potente. Il regolamento prevedeva lo spareggio, giocato due giorni dopo: Valcareggi fece turnover, la Jugoslavia non aveva ricambi, così Riva e Anastasi chiusero la pratica sul 2-0 finale già dopo 31'.