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Accadde oggi: Roberto Baggio, ovazione e lacrime per l’ultima presenza azzurra

Il 28 aprile 2004 Giovanni Trapattoni convocò il ‘Divin Codino’ per un’amichevole contro la Spagna, ultima presenza di una carriera azzurra caratterizzata da una serie di grandi rimpianti

28 Apr 2020 - 08:13

Genova, Stadio ‘Luigi Ferraris’, 28 aprile 2004. È l’87’ di Italia-Spagna, amichevole di lusso in vista di Euro 2004. Lo speaker annuncia una sostituzione e i 30mila presenti si alzano in piedi, unendosi in un fragososo applauso. Destinatario di quella dimostrazione d’affetto è Roberto Baggio, tornato a vestire la maglia azzurra dopo oltre cinque anni per un’ultima, intensa volta. Sono passati sedici anni da quel momento, capace per una volta di cancellare titti i rimpianti del ‘Divin Codino’ legati alla maglia azzurra.

La storia di Roberto Baggio in Nazionale inizia il 16 novembre 1988, quando Azeglio Vicini lo fa esordire contro l'Olanda. L’Italia vince 1-0 e Baggio è subito decisivo, grazie all’assist per il gol partita di Gianluca Vialli. Nel cammino verso i Mondiali del ‘90 Baggio inizia sempre più a prendere confidenza con l’azzurro, segnando il suo primo gol il 22 aprile 1989 a Verona contro l’Uruguay e firmandone due, il 20 settembre dello stesso anno, nel 4-0 inflitto alla Bulgaria a Cesena. Nelle ‘Notti magiche’ di Italia 90 Baggio fa parte di una squadra ricca di attaccanti di qualità e riesce a farsi notare grazie a giocate di bellezza abbagliante, come il gol del 2-0 contro la Cecoslovacchia arrivato dopo un’entusiasmante serie di dribbling. L’avventura di quella Nazionale si ferma in semifinale, ai rigori, contro l’Argentina. Baggio entra al 70’, gioca i supplementari e segna anche il suo tiro dal dischetto ma non basta. La parata di Goycoechea sul tiro di Aldo Serena spegne il sogno mondiale, e la finalina di Bari contro l’Inghilterra (in cui Baggio firma un gol) regala solo una magra consolazione.

Il fallimento mondiale lascia pesanti strascichi, la Nazionale manca l’accesso alla fase finale di Euro 92 e la Federcalcio sostituisce Vicini con Arrigo Sacchi. Il ‘Vate di Fusignano’ punta molto su Baggio, cercando di adattare la fantasia del campione alle pragmatiche idee tattiche che qualche anno prima hanno fatto grande il Milan. Il risultato, però, è una qualificazione sofferta ai Mondiali, cui seguono diverse polemiche in vista della trasferta di Usa 94. Le aspettative su Baggio, vincitore del Pallone d’Oro 1993, sono comunque altissime, ma la rassegna americana inizia sotto cupi auspici. Il rapporto tra Baggio e Sacchi, tra l’altro, subisce una crepa importante durante la seconda partita del girone, contro la Norvegia. L’Italia, sconfitta dall’Irlanda all’esordio, ha bisogno di una vittoria per sperare nel passaggio del turno, ma al 21’ il portiere Pagliuca si fa espellere per un intervento con le mani fuori area e il ct è costretto a togliere in giocatore di movimento per inserire il portiere di riserva, Marchegiani. Sacchi decide che sarà proprio Roberto Baggio ad uscire e la reazione, immortalata dalle telecamere, è eloquente: “Questo è matto”. Sarà un omonimo di Roberto, Dino Baggio, a risolvere la partita a favore degli Azzurri e a lanciarli verso una qualificazione a dir poco complessa. La fiducia attorno alla Nazionale è minima e l’Italia rischia di sprofondare nell’ottavo di finale contro la Nigeria, una partita condizionata da un cartellino rosso (completamente inventato dall’arbitro Brizio Carter) ai danni di Gianfranco Zola. A tempo scaduto, però, è proprio Roberto Baggio a salvare la baracca, inventandosi un rasoterra mortifero che porta le squadre ai supplementari. Nell’extra time è ancora lui decisivo, con il rigore del 2-1 che porta gli Azzurri ai quarti. Lì inizia un altro Mondiale: contro la Spagna Roberto firma la rete della vittoria al’87’, contro la Bulgaria in semifinale segna la doppietta decisiva, prima di uscire per un piccolo acciacco. In finale, contro il Brasile, Baggio è abile e arruolato ma il sole cocente di Pasadena influisce su un match brutto, che mortifica le qualità dei singoli da una parte e dall’altra e costringe le due compagini a giocarsi il Mondiale ai rigori. Lì Baggio entra nella storia dalla parte sbagliata, calciando alle stelle il tiro dal dischetto che consegna alla Seleçao la Coppa del Mondo.

Dopo Usa 94 il gelo tra Sacchi e Baggio non passa: il ct, riconfermato, lo convoca solo in altre due occasioni, facendogli saltare Euro 96. Bisognerà attendere un po’ per una nuova opportunità: a offrirgliela è il nuovo ct Cesare Maldini, che premia le ottime prestazioni del Codino con la maglia del Bologna e lo porta a Francia 98. Lì, però, Baggio ha a che fare con un altro problema, il dualismo con Alessandro Del Piero. Nella fase a gironi Roberto gioca per intero solo contro il Cile (procurandosi e segnando il rigore del 2-2), contro il Camerun esce al 65’, con l’Austria entra nel finale e fa in tempo a segnare la rete della sicurezza. Del Piero però si conferma avanti nelle gerarchie nonostante prestazioni sottotono e Baggio, nonostante i cori dei tifosi a suo favore, vede l’ottavo di finale contro la Norvegia dalla panchina. Superati gli scandinavi, per l’Italia arriva l’ostacolo Francia: la partita contro i padroni di casa è intensa, Maldini senior sente che Baggio può essere decisivo e lo inserisce a metà secondo tempo. Il Codino sfiora il gol nei supplementari, segna il suo rigore nella serie finale ma non basta: le speranze azzurre sbattono contro la traversa colpita da Gigi Di Biagio.

La carriera di Roberto Baggio è ancora lontana dal capitolo finale, ma le difficoltà all’Inter e numerosi problemi fisici nelle stagioni successive lo costringeranno a giocare solo altre tre partite in Nazionale, passerella finale del 2004 esclusa. La sua ultima presenza prima di allora è durante un triste pareggio contro la Bielorussia ad Ancona, il 31 marzo 1999, nelle qualificazioni a Euro 2000. L’ultima chance mondiale di Baggio si presenta nel 2002. Il Codino punta forte alla rassegna in Giappone e Corea del Sud del 2002, un traguardo cui tiene molto visto anche il suo rapporto con l’estremo oriente (come dimostrato tra l’altro in questi giorni, con l’invio di mascherine a Brescia dalla Cina, proprio da parte di un gruppo di tifosi di Baggio). Nonostante un’incredibile serie di infortuni, culminata con la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro il 4 febbraio, Baggio torna a tempo di record (81 giorni) e guida il Brescia allenato da Carlo Mazzone a un’insperata salvezza, confidando nelle convocazioni di Giovanni Trapattoni. Il tecnico di Cusano Milanino, però, decide di non inserirlo nella lista per il Mondiale, lasciando con l’amaro in bocca milioni di tifosi. Baggio si rassegna e dedica l’ultima parte della sua carriera al Brescia: con le rondinelle continua a illuminare i campi di Serie A, la Nazionale è solo un lontano ricordo. Almeno fino al 2004.

Nell’aprile di quell’anno, a sorpresa, Trapattoni chiama Baggio per concedergli un’altro match in azzurro, il 56esimo complessivo, un modo per confermare la grande stima nei confronti del Codino, nonostante le decisioni perse due anni prima. Baggio accetta, il resto è storia. Non arriverà il gol numero 28 in Nazionale ma va bene così, bastano l’amore dei tifosi e quelle lacrime di commozione al momento dell’uscita dal campo. Il cerchio finalmente si chiude con l’ovazione del pubblico di Marassi. E ogni rimpianto azzurro di uno dei calciatori italiani più forti della storia può dirsi superato, almeno per una sera.

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