Carlo Ancelotti ha festeggiato sabato a Siviglia la sua panchina numero 1300. Una serata calda per lui. Il Real capolista ha avuto due gol annullati, ha subito uno sfortunato autogol di Alaba, ha acciuffato il pareggio tra le tensioni. Non sono mancati i soliti insulti razzisti a Vinicius. A fine partita l'allenatore italiano (ammonito) ha commentato con il suo consueto equilibrio e ironia la partita dominata dalle polemiche per la conduzione arbitrale e le provocazioni dell'ex Sergio Ramos. "Se dico quello che penso mi squalificano quindi meglio evitare" ha detto, laconico e sornione, Ancelotti alla stampa. Chapeau. In Italia sulle panchine di Roma e Milano è andato in onda ben un altro film. Protagonisti Mourinho e Allegri.
Parliamo di due grandissimi allenatori almeno a leggere il loro palmares. Per il portoghese otto campionati nazionali cinque trionfi europei senza contare coppe e supercoppe in serie. Sei campionati italiani, tre supercoppe e quattro coppe Italia per l'italiano. Bacheche da far invidia a tutti. Mourinho si è seduto oltre 1000 volte in panchina e Allegri si sta avvicinando a questo traguardo ma la lunga militanza non è servita a far acquisire ai due un po' di quell’eleganza che il Carletto nazionale dispensa in ogni campo e a ogni latitudine.
Domenica al termine di due partite vinte i nostri eroi si sono lasciati andare a sceneggiate imbarazzanti. Ha iniziato l'allenatore della Roma che dopo il gol vittoria al novantesimo di El Shaarawy contro il Monza (ridotto in dieci) si è avvicinato alla panchina brianzolo prendendo in giro gli avversari con il gesto di asciugarsi le lacrime. Ironia ingenerosa e fuori luogo che gli è valsa una giusta espulsione. Il mister più discusso del pianeta non abbandona il suo clichè di guascone e provocatore ma a sessant'anni suonati ormai è fuori spartito. Si tratta di recite già viste che può replicare ormai solo su palcoscenici periferici. La figuraccia di Mou ha avuto una replica in serata a San Siro. Anche qui dopo una vittoria. Questa volta Allegri non pago di espugnare San Siro, nei minuti di recupero si è lasciato andare a scene da Far West. Film già visto otto anni fa a Carpi. Come allora lancio della giacca con aggiunta di calcio al tabellone pubblicitario (allora fu una bottiglietta) la novità dell'anno sta nel lancio aggiuntivo della cravatta. Nei commenti di fine partita nessuna scusa. Come specialità della casa. Allegri di anni ne ha 56 e anche per lui l'età del buon senso dovrebbe essere arrivata da un pò. Ancelotti (classe 1959) non è molto più anziano dei due colleghi ma è avanti anni luce dal punto di vista dello stile e dell'educazione. Merce che non si acquista al mercato e che è sempre più difficile trovare sui campi da gioco. Soprattutto italiani da dove il nostro Carletto si tiene lontano da oltre dieci anni. Se si esclude l'esperienza di qualche mese a Napoli (2019) che deve avergli suggerito di stare a distanza dalle esasperazioni del nostro calcio dove sono quasi completamente assenti educazione e rispetto degli avversari ma anche dei propri giocatori. Proprio come dimostrano Mou e Allegri.