La squadra all'epoca di Ancelotti rifiutò di andare in ritiro, il difensore pagherà una multa di 40mila euro per inadempimento contrattuale
A circa sei anni di distanza, si scrive finalmente la parola fine sull’ammutinamento che il 5 novembre del 2019 spaccò lo spogliatoio del Napoli, all'epoca allenato da Carlo Ancelotti. Con il suo pronunciamento, la Cassazione ha chiuso il contenzioso fra il club di De Laurentiis e il suo ex giocatore, Elseid Hysaj, condannando il difensore oggi alla Lazio al pagamento di 40mila euro, più le spese processuali. Ci sono voluti quindi cinque anni e mezzo e tre gradi di giudizio per affermare - in via definitiva - che i calciatori non potevano disertare il ritiro disposto dalla società dopo il pareggio contro il Salisburgo. Anche secondo i giudici della Suprema Corte la decisione del club era legittima e tutt’altro che vessatoria.
I fatti - in seguito al rifiuto dei calciatori di recarsi a Castel Volturno dopo il match di Champions, il Napoli, assistito dall’avvocato Mattia Grassani, aveva promosso un’azione disciplinare e deciso di sanzionare i ribelli, nonostante le contestazioni di diversi calciatori tra cui Insigne e Mertens. Nel 2021 poi, dopo la decisione del Collegio Arbitrale, quasi tutti i giocatori scesero a patti con la società, ma non Hysaj, che presentò ricorso al Tribunale di Napoli e poi anche alla Cassazione.
"Si tratta della prima decisione di Cassazione in materia e farà giurisprudenza - ha spiegato Grassani - i giudici di legittimità hanno confermato il corretto operato del Napoli e l’inadempimento dei calciatori".