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L'ANALISI

I tifosi cantano, la squadra vola, Gasp si nasconde ma l'Atalanta può sognare

La vittoria con il Milan è la nona di fila in tutte le competizioni ma i grandi traguardi sono confermati soprattutto dalla maturità dei bergamaschi

di Andrea Cocchi
07 Dic 2024 - 09:36
 © Getty Images

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Nona vittoria di fila, testa della classifica (aspettando il Napoli) e miglior attacco con 38 reti in 15 partite di campionato. Che i tifosi intonino cori che parlano di tricolore non è solo comprensibile, è il minimo che ci si possa aspettare guardando numeri e qualità di questa Atalanta. L'ennesima versione della Dea formato Gasp, da quando l'allenatore di Grugliasco si è seduto su quella panchina. 

Una delle domande che più gli vengono rivolte ultimamente è su quale squadra, dal 2016 in poi, sia la migliore. Quella che ha sfiorato la semifinale di Champions nel 2020 con Ilicic e Gomez? O quella che ha vinto l'Europa League e che, con qualche correttivo, sta volando in questa stagione? Gasp non risponde. Dal suo punto di vista è come chiedere a un genitore quale sia il figlio preferito. C'è solo la certezza di aver innestato, in un Dna fatto di principi rigorosi, lievi varianti per assecondare chi, di volta in volta, è stato chiamato a indossare quella maglia. La versione 2024/25 sembra davvero la più completa e non solo per la marcia che sta lasciando a bocca aperta l'Italia e l'Europa. 

C'è la capacità, per esempio, di saper interpretare spartiti diversi nell'atteggiamento generale senza rinunciare a concetti ormai mandati a memoria. Si può dare spettacolo e rifiatare, pressare con ferocia e prendersi delle pause, andare subito in verticale o rallentare. Poi c'è una rosa di livello più che buono. Le alternative non mancano, e se si pensa che un protagonista della scorsa stagione, Scamacca, è ai box da parecchio tempo e un altro elemento importante come Scalvini è rientrato da pochissimo, si riesce ad avere il quadro generale di un gruppo che può permettersi il turnover senza risentirne troppo.

Lo dimostra il fatto che Gasp spesso si permetta di cambiare l'attacco sia nella forma, un trequartista e due punte centrali o due giocatori alle spalle di un attaccante, che negli interpreti. Spesso varia i tre giocatori offensivi cambiando certe caratteristiche della manovra. Anche con il Milan ha rinunciato, inizialmente, al capocannoniere della Serie A, Retegui, per affidarsi a Pasalic alle spalle di Lookman, padrone del mezzo spazio di sinistra, e De Ketelaere. Poi ha chiuso la gara con l'italo-argentino, Brescianini e Samardzic

La forza della Dea nella partita con il Milan, poi, si è vista nel modo in cui ha saputo restare in partita nonostante Fonseca abbia preparato la gara per colpirla nel suoi punti più vulnerabili. Palla recuperata, sponda, ricerca del terzo uomo che si fionda in verticale in velocità: tutte le varianti del play-book per superare chi aggredisce uomo su uomo. L'Atalanta ha rischiato ma è rimasta viva a macinare il suo calcio, creando i soliti quadrilateri sulle catene esterne (con gli inserimenti dei centrali difensivi), e sfruttando un'altra arma a sua disposizione: i calci piazzati.

I rischi c'erano, come le difficoltà nel leggere la posizione dei rossoneri e il problematico incastro di chi gioca con tre difensori contro tre mezze punte e un attaccante centrale. L'accoppiata Hien-Morata era scontata, così come quella tra Djimsiti e Leao. Un po' meno la marcatura di Kolasinac su Pulisic, e poi Loftus-Cheek. De Roon era chiamato a limitare il connazionale Reijnders, meno brillante del solito, ed Ederson a chiudere ogni buco, dando un'occhiata a Musah, con Pasalic a pressare Fofana. Gli esterni, così, potevano dedicarsi alle avanzate dei terzini rossoneri e le due punte al controllo dei centrali di difesa. Il tutto con il solito, sofisticato, sistema di scalate che permette di non dover per forza fare chilometri per inseguire un avversario. Un sistema che ogni tanto ha qualche bug umano e comprensibile, come in occasione della fuga di Leao, inseguito da Bellanova, nel momentaneo pari rossonero.

Insomma, come si dice in questi casi, tanta roba. Abbastanza per vincere lo Scudetto? Forse è presto per dirlo ma non è presto per considerare l'Atalanta una delle tre grandi candidate al titolo insieme a Inter e Napoli

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