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AUGURI AL PUMA

Auguri ad Emerson: la parabola del ‘Puma’ tra i successi con i club e il grande rimpianto mondiale

Il brasiliano, che compie 44 anni, è stato uno dei migliori centrocampisti del suo tempo. Il suo grande rimpianto sportivo resta l’incredibile infortunio alla vigilia dei Mondiali 2002

04 Apr 2020 - 17:48

Compie 44 anni Emerson Ferreira da Rosa, conosciuto più semplicemente come Emerson, nato a Pelotas, nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul, il 4 aprile 1976. Calciatore elegante e allo stesso tempo forte fisicamente, tanto da guadagnarsi il soprannome di ‘Puma’, è ricordato come una delle chiavi dello scudetto della Roma 2000/01 e in generale come uno dei migliori centrocampisti nel suo tempo. Qualche infortunio di troppo, però, gli ha impedito di raccogliere successi ancora maggiori, non tanto a livello di club quanto a livello di nazionale brasiliana.

E’ conosciuto soprattutto per la sua esperienza in Serie A, ma la sua avventura europea non ha inizio in Italia: dopo aver completato la trafila delle giovanili del Gremio, nel 1997 sono i tedeschi del Bayer Leverkusen a intravederne le potenzialità e a strapparlo alla concorrenza. La sua esperienza alle Aspirine, sotto la guida del severo Christoph Daum, dura tre anni, con due secondi e un terzo posto in Bundesliga. In Germania perfeziona la sua disciplina tattica, unendola alla tecnica di tipico stampo brasiliano. Diventa quindi uomo mercato nel 2000 e il presidente della Roma Franco Sensi, che vuole regalare a Fabio Capello i migliori giocatori possibili perché i giallorossi possano scalare i vertici del campionato italiano, si assicura le sue prestazioni pagandolo 35 miliardi delle vecchie lire. Una cifra decisamente importante, per gli standard del tempo. L’avventura in giallorosso, però, inizia nel peggiore dei modi: in allenamento, infatti, Emerson si rompe il legamento crociato del ginocchio sinistro, e può vedere solo dalla tribuna i suoi compagni per cinque mesi. La tifoseria, però, crede fortissimo in lui già dai primi giorni, e non è un caso che il 24 agosto del 2000, durante la presentazione della rosa davanti ai tifosi giunti all’Olimpico per un’amichevole contro l’Aek, dedichi una vera e propria ovazione al brasiliano, che ringrazia commosso. Nonostante la gravità dell’infortunio Emerson lavora durissimo per rientrare in campo il più presto possibile e l’esordio in Serie A arriva il 28 gennaio 2001, in Roma-Napoli 3-0, entrando al 57’ al posto di Marco Delvecchio. Nonostante le sole 13 presenze in campionato si rivela uno degli uomini chiave per il secondo scudetto della storia della Roma.

In giallorosso Emerson gioca fino al 2004, quando Fabio Capello lo convince (non senza aspre critiche da parte della tifoseria che lo aveva amato fino a quel momento) a seguirlo alla Juventus per un’esperienza che si concluderà con i due titoli revocati dopo i fatti di Calciopoli, nel 2006. Dopo la sentenza che costringe i bianconeri a ripartire dalla B il Puma cambia aria e va al Real Madrid, seguendo ancora Capello che nel frattempo è tornato ad allenare i merengues: le sue prestazioni, però, non sono convincenti e nonostante il titolo spagnolo vinto Emerson sceglie, a fine stagione, di tornare in Italia, al Milan. La sua avventura in rossonero, però, è di modesta portata nonostante qualche minuto giocato sia nella Supercoppa Europea 2007 vinta contro il Siviglia sia nella finale del Mondiale per Club in cui i rossoneri battono il Boca Juniors. I soliti guai fisici (operazione alla tibia nel maggio 2008) e problemi personali gli suggeriscono di chiudere definitivamente con il calcio italiano nell’aprile del 2009, rescindendo in anticipo il contratto con i rossoneri.
Il Puma cerca un ultimo colpo di coda al Santos, ma il fisico non regge più e dopo sole 6 presenze torna ancora sotto i ferri, prima di decidere di ritirarsi definitivamente per aspirare a una carriera da dirigente e allenatore (oltre che da calciatore ‘part time’ anni più tardi, nelle serie minori Usa).
Il vero rimpianto della sua carriera, comunque, resta la nazionale: nonostante 73 presenze, i 6 gol e le vittorie nella Coppa America ‘99 e nella Confederation Cup 2005, l’assenza di un alloro mondiale pesa parecchio, non tanto per le esperienze del 98 e del 2006 (sconfitta in finale e ai quarti, in entrambi i casi per mano della Francia), ma soprattutto per quanto accaduto nel 2002. A pochi giorni dall’esordio mondiale della nazionale guidata in panchina da Felipe Scolari il Puma subisce un incredibile infortunio alla spalla dopo aver provato a fare il portiere, in una partitella a conclusione di una seduta di allenamento. Al danno del sogno svanito svanito di guidare la nazionale da capitano si unirà poi la beffa di non poter festeggiare con i suoi compagni (l'onore di alzare per primo la coppa spetterà a Cafu, suo compagno di squadra alla Roma) la vittoriosa finale contro la Germania decisa dalla doppietta di Ronaldo. Una beffa personale che non toglie nulla alle qualità del campione, ma che resterà per sempre il suo più grande rimpianto sportivo.

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