Il tecnico serbo: "Dopo la leucemia è stato come bere un bicchiere di acqua. Sto benissimo, ma la malattia esiste"
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Un anno fa la leucemia, ora il coronavirus. Sinisa Mihajlovic ha vinto un'altra battaglia e, dalle colonne della Gazzetta dello Sport, racconta la propria esperienza. "Dopo la lotta alla leucemia, il Covid è stato come bere un bicchiere di acqua. Anche perché sono stato totalmente asintomatico, non mi sono accorto di nulla. Ma questo non significa che la malattia non esista - ha spiegato - Le mancate precauzioni che avrei preso in Sardegna? Tutte cazzate, che hanno ferito molto la mia famiglia".
Miha ha vissuto la positività da asintomatico, ma non sottovaluta la pericolosità del virus e quante vittime e sofferenza ha procurato nei mesi passati. "Non faccio parte dei negazionisti o di chi sostiene che sia solo una influenza o anche meno. Dati e numeri di ricoveri e decessi, dimostrano che sicuramente il virus oggi è molto meno violento di prima, ma considero grave e irrispettoso nei confronti di chi ha sofferto, di chi è morto e di chi ha perso amici e familiari, sostenere che il Covid non sia un virus che può essere molto pericoloso - ha aggiunto - Chi dichiara che non esiste o non è pericoloso? Chi lo fa sbaglia e ha dimenticato troppo in fretta quello che è accaduto tra febbraio e maggio. La memoria corta è uno dei drammi della nostra società. Non si trae mai vero insegnamento da ciò che accade. Non c’è equilibrio nei giudizi. E io invece nutro grande rispetto per chi ha vissuto a causa del Covid esperienze drammatiche e purtroppo indelebili. E altrettanta stima e riconoscenza provo per quei medici che nei mesi più duri hanno dato grande prova di professionalità e spirito di sacrificio. Spero arrivi in fretta un vaccino che possa risolvere una volta per tutte questa pandemia che ha bloccato il mondo intero e ci sta condizionando dall’inizio del 2020".
Poi l'affondo contro la stampa ("non posso pretendere che siano tutti professori di ematologia, esperti in trapianti o altro. Ma almeno dai mezzi di comunicazione, che hanno il compito di informare e di limitare il dilagare di fake news mi aspetterei un po’ più di conoscenza della materia"), ma soprattutto contro gli haters sui social network: "Io in questo momento, parlo di prima e dopo la positività al Covid, sto benissimo. I miei esami sono perfetti. Non mi sono state imposte precauzioni diverse da quelle che deve tenere una persona normale. Mi sento in piena forma e ho ripreso a fare quello che facevo prima: corro dieci chilometri al giorno, mi alleno, faccio pesi. Vivo normalmente. Ed è quello che intendo continuare a fare, senza spavalderie, godendomi la vita ogni istante. Non so se questo dà fastidio a qualcuno. O se è solo più facile empaticamente essere vicini a chi è fragile e debole in un letto di ospedale, rispetto a chi guarisce... Diceva Enzo Ferrari che gli italiani ti perdonano tutto, ma non il successo. E io ci aggiungo, anche la felicità. Perché c’è tanta invidia e tanta cattiveria in giro. Non solo in Italia, dappertutto. Com’è che vengono chiamati sui social? Haters, odiatori? Io faccio una traduzione più spicciola: li definisco merde..."..
Duro anche sulle polemiche per la sua vacanza in Sardegna. "Sono fortunato a non avere profili e a non passare il mio tempo sui social network. Però non si possono ricevere badilate di fango senza replicare. Sono andato in vacanza come ogni estate in Sardegna dopo la fine del campionato. Ho una casa lì da più di 20 anni. L’isola era Covid free in quel momento, neanche un contagiato. Non vedevo la mia famiglia da due mesi, l’ho raggiunta per riabbracciarla. Ho preso tutte le precauzioni che dovevo prendere. Mettevo la mascherina quando andavo in un locale, un bar, un supermercato o un ristorante. Al tavolo poi la toglievo, altrimenti come mangi? In spiaggia non sono sceso quasi mai o affittavo la barca o restavo in piscina a casa. In 20 giorni avrò cenato al ristorante sei, sette volte, all’aperto e al chiuso: nei soliti posti noti della Costa Smeralda, non mi pare fosse vietato. Non sono mai andato in discoteca, non mi piaceva da ragazzo, figurarsi a 51 anni. Una serata all’aperto con altri amici in una villa. Cosa ho fatto di così diverso da chi è andato in Puglia, Sicilia o Calabria. O il problema è la Costa Smeralda, in quanto ritrovo di gente ricca e famosa? Cos’è, allora, invidia?".