Al Dall'Ara decide una rete della Joya a metà ripresa, poi il palo nega il pari a Sansone
La corsa continua: la Juventus vince 1-0 a Bologna senza convincere troppo e senza mandare segnali troppo forti all’Atletico Madrid in vista del ritorno di Champions. Una partita che ad Allegri è servita soprattutto per sciacquarsi via le scorie della sconfitta madrilena grazie a un lampo di Paulo Dybala, partito in panchina ed entrato dopo un’ora al posto di Alex Sandro. Un buon Bologna può recriminare per un palo nel recupero.
C’è uno spartiacque che fissa le coordinate di questa partita ed è il momento in cui Allegri decide togliere Alex Sandro e inserire Dybala. Non è tanto per il valore del giocatore, ma per quei minuti di disomologazione che si verificano subito dopo. Sono minuti in cui gli uomini di Mihajlovic perdono i riferimenti, si fanno sorprendere dagli scambi di posizione e non riescono a uscirne indenni. Proprio Dybala, il jolly che Allegri si è potuto e si è voluto giocare, ha risolto tutto con un lampo, ringraziando anche uno dei pochissimi errori della difesa bolognese. Un lampo è forse poco quando si porta in giro la maglia bianconera, ma quella di questa gara è una storia che va raccontata dall’inizio. Cosa possa esserci in comune tra Mihajlovic e Simeone è abbastanza facile da immaginare. Il Cholo li chiama “huevos”, il Miha ormai totalmente italianizzato risponde con un termine a noi più familiare che sarebbe superfluo rimarcare. In campo questa similitudine si traduce con l’atteggiamento del Bologna, che prova subito a travestirsi da Atletico Madrid. Stessa impostazione di partita: subito molto aggressivi, gli emiliani vanno a prendere gli avversari fin dalla loro area, provano a non lasciarli respirare. Un certo eccesso di foga penalizza subito Pulgar con un cartellino giallo e il Bologna, che non ha la stessa potenza di fuoco dell’Atletico, si prende qualche pausa senza risentirne troppo. Poi sulle palle inattive arrivano pericoli veri e in questo la lezione del Wanda Metropolitano forse non è stata del tutto recepita.
La Juve non è quella di qualche settimana fa. Può essere che il mercoledì nero di Madrid abbia lasciato qualche scoria fastidiosa, può anche darsi più semplicemente che corpo, mente e anima di Allegri e dei suoi ragazzi siano già totalmente rivolti al ritorno contro Simeone e i suoi guerrieri. Può darsi. Ma alla Juve manca brillantezza, mancano idee. Non mancano solo degli uomini importanti, mancano anche altri accessori. Allegri si lamenta spesso, più spesso del solito. Se la prende soprattutto con quello che succede negli ultimi trenta metri: quasi tutte le scelte sono sbagliate, l’ultimo e il penultimo tocco diventano facile preda dei difensori rossoblù. Se l’allenatore livornese alla vigilia ha parlato di politica dei piccoli passi, di una bottiglietta da riempire goccia dopo goccia, questa prima tappa di avvicinamento non ha aggiunto nulla a quello che già si sapesse o si credesse di sapere. Alla fine di tutto però la Juve ha vinto un’altra volta e continua nella sua solitaria corsa verso uno scudetto che alla fine non regalerà emozioni indimenticabili. Quello che veramente conta è provare emozioni forti il 12 marzo allo Stadium. La squadra vista a Bologna non basta per provare a inseguire un sogno. Ma se vincere aiuta a vincere, sono tre punti da prendere e tenere ben stretti.
MATUIDI 7 - Tiene in piedi il centrocampo bianconero facendo scorrere il contachilometri. Sembra che sia dappertutto, recupera palloni e fa ripartire l’azione, tenta anche qualche incursione dalle parti dell’area avversaria. Nel 4-4-2 sembra trovarsi perfettamente a suo agio.
BENTANCUR 6,5 - Mostra inizialmente qualche limite di personalità, forse anche a causa della modifica tattica che lo accentra rispetto all’impiego recente. Parte con un cartellino giallo dopo pochi minuti e deve giocare con il freno a mano tirato per non rischiare il bis. Promette bene l’inizio del secondo tempo con un “coast-to-coast” palla al piede e poi mantiene la promessa perché da qui alla fine non sbaglia praticamente più niente.
RONALDO 5 –Se a Madrid è stato praticamente nullo, a Bologna ha continuato più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Poche idee e abbastanza confuse, sguardo perso nel vuoto, troppo poco per un soggetto della sua importanza storica.
MANDZUKIC 5,5 – Per una buona parte della stagione è stato l’arma in più della Juve, l’uomo in grado di far rendere Ronaldo al massimo delle sue possibilità prendendosi anche la sua giusta parte di gloria personale. Ma anche il croato, come il suo illustre compagno d’attacco, attraversa un momento di scarsissima forma e quando è così fa fatica anche quando c’è da fare a sportellate.
SANTANDER 6,5 – Se lo si vede per la strada si fa fatica a pensare che sia un calciatore di serie A, ma in campo è un cliente complicato per tutti. Prende botte e ne dà, occupa volumi che non sono alla portata di tutti, mette ansia alla difesa dalla Juve che senza Chiellini perde sicuramente qualcosa in tema di coraggio.
SANSONE 6,5 – Ispirato fin dai primi minuti, quando ricama un paio di belle giocate sulla fascia sinistra infilandosi nello spazio poco presidiato da Cancelo e De Sciglio. Voluto da Inzaghi, si è fatto apprezzare quasi subito anche da Mihajlovic che oltre alla forza fisica necessita anche di qualche tocco sapiente.
EDERA 6,5 – Uno dei ragazzi chiesti esplicitamente da Miha quando ha accettato il ruolo di allenatore del Bologna. L’attaccante del Toro ricambia la fiducia con un gran lavoro di pressing e di disturbo sugli avversari, ma poi va vicino anche alla gloria personale a metà del primo tempo con un sinistro dal limite. Cala alla distanza e viene sostituito.
BERNARDESCHI 6,5 – Nella scarsezze di idee della Juve, l’ex viola è uno dei pochi a prendere iniziative e a tentare incursioni produttive dalle parti di Skorupski. La poca collaborazione dei compagni rende parzialmente inutili le sue penetrazioni ma almeno fa vedere di essere in condizione. POLI 7 – Il tempo gli ha dato fisico e sapienza. E magari qualche lezione di Mihajlovic ha aggiunto un carico di onesta cattiveria. Padrone del centrocampo per quasi tutta la partita, instancabile nel lavoro di taglia e cuci, si esalta a un certo punto del secondo tempo andando a portare via un pallone pulitissimo a Cristiano Ronaldo. Il massimo della vita per un presunto gregario.
DYBALA 7 – Si è adattato suo malgrado al compito che gli è stato affidato. Una manciata di minuti a disposizione per cambiare la partita e missione compiuta molto in fretta. Gol decisivo e messaggio mandato ad Allegri per un futuro diverso da quello della panchina.
BOLOGNA-JUVENTUS 0-1
Bologna (4-3-3): Skorupski 6,5; Mbaye 5,5, Danilo 6, Helander 5, Dijks 6; Poli 7 (33' st Donsah 6), Pulgar 6 (40' st Falcinelli sv), Soriano 6; Sansone 6,5, Santander 6,5, Edera 6,5 (7' st Orsolini 6). A disp.: Da Costa, Lyanco, Paz, Nagy, Krejci, Helander, Dzemaili, Svanberg, Calabresi. All.: Mihajlovic 6,5.
Juventus (4-3-3): Perin 6,5; De Sciglio 6, Rugani 6, Bonucci 6,5, Alex Sandro 6 (14' st Dybala 7); Cancelo 5,5, Matuidi 7 (33' st Pjanic 6), Bentancur 6,5, Bernardeschi 6,5 (42' st Chiellini sv); Ronaldo 5, Mandzukic 5,5. A disp.: Szczesny, Pinsoglio, Caceres, Barzagli, Spinazzola, Kean. All.: Allegri 6.
Arbitro: Calvarese
Marcatori: 22' st Dybala (J)
Ammoniti: Pulgar, Sansone (B), Bentancur, Cancelo (J)
•La Juventus è la prima squadra capace di vincere 22 partite alla 25ᵃ giornata nella storia della Serie A.
•La Juventus ha eguagliato la propria miglior striscia di imbattibilità esterna in Serie A (25 gare, come nel 2012).
•L'attaccante della Juventus Paulo Dybala non segnava in trasferta in Serie A dallo scorso aprile contro il Benevento.
•Il primo tentativo della Juventus in questa partita è arrivato dopo 27 minuti e 40 secondi.
•La Juventus ha subito nove tiri nei primi 45 minuti di gioco contro il Bologna: i bianconeri non hanno mai fatto peggio in un primo tempo di questa stagione (tutte le competizioni).
•La Juventus ha vinto 11 delle 12 trasferte disputate in questo campionato (un pareggio).
•La Juventus ha tentato sei conclusioni, i bianconeri non hanno mai fatto peggio in questo campionato.
•Il Bologna non vince in casa in Serie A da settembre contro l’Udinese; da allora per i rossoblu quattro pareggi e quattro sconfitte.