Dal palco dell'Ariston il centrocampista della Fiorentina rivive il dramma del malore in campo e pensa al futuro
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"Vivo questa esperienza tra alti e bassi: il calcio è la mia forma di espressione, senza non mi sento lo stesso, sento che mi manca qualcosa, come credo accada per un cantante con la voce, è una situazione che può essere paragonata a quella di una persone che ha perso un grande amore". Emozionato, sul palco dell'Ariston Edoardo Bove, il 22enne centrocampista della Fiorentina operato per l'applicazione di un defibrillatore dopo un malore in campo, racconta la sua esperienza. "In questo momento mi sento incompleto, vuoto, come se mi mancasse qualcosa, so che ci vuole tempo, tanto coraggio, mi sto facendo aiutare per iniziare un percorso di analisi su me stesso".
"Voglio ringraziare tutti voi, è un affetto che mi è arrivato in modo particolare, al di là dei colori, delle bandiere, delle squadre - ha proseguito Bove - Mi ha fatto capire la gravità della situazione, mi sono svegliato in ospedale senza ricordare nulla e solo guardando le reazioni di familiari, amici, persone estranee che erano contente di vedermi mi sono reso conto che avevano avuto paura di perdermi". Bove si ritiene "fortunato, per come sono andate le cose: tutto nel posto giusto al momento giusto, in 13 minuti ero in ospedale, però purtroppo ci sono tante testimonianze di persone che hanno perso i propri cari perché non c'è stata prontezza nel soccorso. È importante l'intervento di primo soccorso, il motivo principale per cui sono qui oggi, il mio episodio mi ha fatto capire quanto la linea tra la vita e la morte sia sottile e quanto dipendiamo da chi ci è accanto. Più informazione c'è sul primo soccorso, siamo tutti più al sicuro".