La norma che, a parità di lordo, può garantire ingaggi netti più alti a calciatori e allenatori provenienti dall'estero è a rischio
Il Decreto Crescita, norma entrata in vigore nel 2019 e che permette (tra le altre cose) alle società di calcio di pagare ingaggi netti più alti a calciatori e allenatori provenienti dall'estero a parità di lordo, è a rischio. La sessione estiva 2021 potrebbe essere stata l'ultima ad usufruire di questa possibilità, visto il dibattito in corso. Tra i vantaggi c'è ovviamente la possibilità di attrarre campioni in Serie A, vedi Ibrahimovic, De Ligt o Lukaku giusto per fare qualche esempio che ha coinvolto Milan, Juve e Inter; d'altro canto diverse squadre Primavera hanno acquistato diversi atleti stranieri, a discapito di quelli italiani: ecco perché l'Assocalciatori ha chiesto al Governo di cancellare la norma.
"Ci stiamo interessando da tempo del problema ed è un problema di sistema. Il grande exploit fatto dalla Nazionale agli Europei ci dimostra quanto sia importante avere vivai nazionali di livello. Abbiamo tante leggi e risorse per il nostro mondo proprio per l'utilizzo dei calciatori selezionabili. Dall'altro lato, è giusto preservare il livello delle competizioni. Non vogliamo impedire che il grande calciatore possa venire in Italia, ci interessa che, ad esempio, anche il mercato in Serie B possa vedere percentuali di stranieri ben superiori ai campionati scorsi. Nessuno vuole contrastare la libera circolazione degli stranieri ma c'è una norma che oggettivamente crea un risparmio fiscale tale da falsare il nostro mercato, non solo a scapito degli italiani, ma anche degli stranieri che già sono in Italia" le parole di Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori e vicepresidente della Figc, intervenuto a Radio Punto Nuovo.
Calcagno ha poi aggiunto: "Sciopero dei calciatori? Non è in cantiere, c'è un'interlocuzione con le autorità governative per riequilibrare le storture menzionate".