Gli esperti ribadiscono la loro posizione dopo le parole di Gravina, ma il ministero dello Sport lavora a una relazione per modificare almeno le regole sui test
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Il protocollo sui tamponi per le squadre di calcio rimane così com'è e gli incontri continueranno a svolgersi a porte chiuse. È questo, secondo quanto filtra, l'orientamento che è stato ribadito oggi nel corso della riunione del Comitato tecnico scientifico, dopo le richieste arrivate dal mondo del calcio. Il presidente della federcalcio Gravina aveva infatti parlato della possibilità di riaprire gli stadi come naturale conseguenza della riapertura delle scuole e aveva espressamente chiesto di modificare il protocollo sui tamponi, ritenendo "insostenibile" l'attuale normativa che prevede di effettuare un prelievo ai calciatori ogni 4 giorni. A questo proposito, il ministero dello Sport starebbe preparando una relazione sulla scansione delle partite della stagione 2020/21 e sulla possibilità dunque di allungare la frequenza dei tamponi per le squadre professionistiche. L'obiettivo è provare a convincere un Cts che al momento appare inamovibile.
Fonti interne al Comitato, citate dall'Ansa, hanno fatto notare che Il calcio è uno sport di contatto e che sono stati gli stessi vertici del pallone a proporre la soluzione che è attualmente in vigore per quanto riguarda i test alle squadre. Il ministero ha però evidenziato ai tecnici come la necessità dei tamponi ogni quattro giorni era legata al calendario compresso del finale di stagione, situazione ora del tutto diversa. Pertanto, almeno su questo aspetto, potrebbe esserci un margine di manovra.
Per quanto riguarda la riapertura degli stadi al pubblico è invece stato ribadito che non sussistono le condizioni epidemiologiche e per capire se e come riammettere un numero limitato di tifosi bisognerà aspettare una verifica del trend dei contagi a inizio ottobre.