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Belardinelli, in carcere 3 indagati

Il gip: "Nessuno di loro ha visto l'incidente mortale, è stata un'azione in stile militare"

30 Dic 2018 - 17:17

Restano in carcere i tre tifosi interisti arrestati per rissa aggravata e altri reati per gli scontri del 26 dicembre prima dell'incontro con il Napoli. Lo ha deciso il gip di Milano, Guido Salvini, che ha respinto la richiesta dei domiciliari presentata dai difensori di Francesco Baj, Simone Tira e Luca Da Ros. Il gip ha infatti valutato che ci fosse pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

Solo Da Ros "nel corso dell'interrogatorio ha mostrato una assai maggiore disponibilità a ricostruire i fatti e consapevolezza della gravità di quanto avvenuto".

"Chi era alla guida si costituisca, lo faccia per noi e per l'uomo che ha ucciso, mio figlio". Questo l'appello di Vincenzo Belardinelli, padre del 39 enne Daniele, tifoso travolto e ucciso da un veicolo, un Suv o forse una monovolume, in via Novara durante gli scontri precedenti alla partita Inter Napoli in via Novara il giorno di Santo Stefano. "Non aspetti che la Polizia lo trovi, perché tanto - ha aggiunto - lo troveranno, sono sicuro". Belardinelli ha spiegato all'ANSA di volere verità sulla morte di suo figlio. "Voci dicono che l'auto sia uscita fuori strada, altri dicono che sia stato investito di proposito - ha detto - Noi non le ascoltiamo, ma vogliamo sapere cosa sia successo". Poi ha aggiunto: "Abbiamo estrema fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, sappiamo che troveranno il responsabile". Da tempo padre e figlio non si vedevano più: "Per anni abbiamo avuto difficoltà a frequentarci, il divorzio da mia moglie non ha aiutato - ha raccontato l'uomo - ma conoscevo bene mio figlio, era altruista, vivace non violento come ho letto lo avrei definito, parola che non ho mai usato e che leggere mi ha fatto male". Il padre ha poi raccontato come eè nata la passione per il pallone del figlio "ha iniziato a tirare i primi calci a 5 anni, poi ha giocato nelle giovanili del Varese e li chiamavano 'Kaká'". Prima di diventare ultrà del Varese, Daniele "tifava Milan come me, poi ha cambiato squadra", ha raccontato suo padre. "Era un uomo giudizioso - ha concluso -, studiava e poi c'era il pallone, sono sicuro che non avrebbe mai fatto male a nessuno".

"Purtroppo" nessuno degli indagatiper gli scontri prima di Inter-Napoli "sembra aver assistitodirettamente al momento in cui Belardinelli è stato travolto dauna vettura forse un Suv o una monovolume che, sorpassando asinistra alcuni furgoncini della colonna napoletana, hainvestito il giovane più o meno al centro della platea stradaledi via Novara". Lo ha scritto il gip Salvini nel suo provvedimento.

Gli incidenti del 26 dicembre trainteristi e napoletani sono stati "un'azione di stile militare,preordinata e avvenuta a distanza" dallo stadio e un "agguato"ai napoletani "che erano giunti a Milano e stavano transitandoin una via ancora lontana dalla sede dell'incontro sportivo". Agli scontri"hanno inoltre partecipato" diversi ultrà "provenienti da Varesee da Nizza, tra i 10 e i 15, dove c'e' una squadra "gemellata".

Secondo lo stesso gip, lo scontro organizzato prima di Inter-Napoli è "espressione tra le più brutali di una 'sottocultura sportiva di banda' che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche".

Secondo il gip Guido Salvini, "dalpunto di vista della prevenzione generale", quanto avvenuto aMilano "ha avuto grande risonanza ed è quindi idoneo a scatenareazioni simili e anche episodi di rappresaglia, e di conseguenzasi pone a un livello molto elevato di gravità ben superiore aquello di una comune rissa e cioè del reato in cui l'episodio ènecessariamente inquadrato".

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