Il numero uno blaugrana resterà in carica fino a che non ci sarà una posizione ufficiale del governo catalano sul voto dei soci
Nel tardo pomeriggio di lunedì 26 ottobre è terminata la riunione della giunta direttiva del Barça. Il consiglio di amministrazione, con il presidente Bartomeu, ha deciso di non dimettersi e aspettare di conoscere le ultime decisioni delle autorità sanitarie catalane sulla modalità di far svolgere il referedum dei soci.
Il presidente ha parlato alla fine della riunione: "Abbiamo messo in atto meccanismi adeguati per il voto di sfiducia, proponendo l'1 e il 2 novembre in 13 località della Catalogna. Abbiamo formato una commissione per analizzare le date, ma visto il ritardo, ci serviva una logistica complessa e loro hanno risposto che ci avrebbero dato la copertura necessaria. Le riunioni tecniche stavano facendo il loro corso, ma giovedì scorso la nostra richiesta di avere 15 giorni per rendere il suffragio il più universale possibile non è stata rispettata. Il Governo della Generalitat non ha accettato di farlo il 15 e il 16 in modo decentrato. Ieri il presidente del governo spagnolo ha decretato lo stato di allarme e il coprifuoco, stabilendo un massimo di 6 persone alle riunioni. E la Catalogna ha decretato la reclusione notturna. Abbiamo inviato una lettera alla Generalitat chiedendo come si potesse garantire il voto dei soci over 65 e come si potesse garantire la salute dei 300 lavoratori. Sappiamo che viviamo in situazioni gravi che richiedono misure eccezionali, incompatibili con posizioni di parte. Abbiamo deciso che ci rivedremo quando avremo le risposte. Il Covid-19 ci colpisce e il Barça accusa le conseguenze, in ambito economico sono insindacabili. Significava 200 milioni di perdite, qualcosa che nessuno poteva prevedere".