Da Brexit a PremierLeague Exit. Gli inglesi hanno scelto di uscire dall’Europa e adesso, anche il pallone della Regina, rischia di finire in fuorigioco.
Lo shock da referendum sta prendendo a spallate i mercati finanziari con la sterlina che nelle ultime ore ha toccato i valori minimi da 30 anni. Cosa cambia per il calcio inglese? Cambia. E anche parecchio. Perché i club, come tutti i cittadini, stamattina si sono svegliati più poveri di un 10% circa, visto il crollo della loro moneta nei confronti di euro e dollaro. Il potere d’acquisto della Premier League ha subito uno scossone, non deflagrante, ma certamente sintomatico. Comprare i grandi campioni internazionali, adesso, è più costoso. Esempio: Ibrahimovic allo United? Se gli è stato promesso uno stipendio da 15 milioni un mese fa, oggi la sua firma costerebbe 17 se non 18 a parità di cambio. Perché le grandi star, è sicuro, d’ora in poi con una moneta debole chiederanno di essere pagati in euro o in dollari. E i loro procuratori, anche. Quel che è certo è che rispetto al mercato estivo di un anno fa, i club inglesi hanno perso quasi il 20% di potere di portafoglio.
Antonio Conte ha messo gli occhi su Morata e Nainggolan? Il prezzo di ieri sera oggi è aumentato del 10% circa e il loro eventuale ingaggio anche. Tra le altre cose, secondo molti analisti, la situazione della sterlina potrebbe anche peggiorare. Una Premier più povera, però, può anche essere una preda per i club esteri. Il Real Madrid, il Barcellona, il PSG, il Bayern monaco, ma anche la Juventus, tutti club che fatturano in euro, oggi si sono svegliati in una posizione di forza rispetto alle squadre inglesi. Rubare campioni alla Regina, in queste ore, potrebbe essere un saldo irripetibile