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Follmann: "Dolore una cosa eterna"

Il portiere sopravvissuto alla tragedia aerea del 28 novembre 2016: “Ho paura di volare e quando lo faccio prego. La prima volta che ho messo la protesi ho pianto”

15 Feb 2023 - 14:07

Jakson Follmann, uno dei sopravvissuti alla tragedia aerea che ha portato via 71 persone tra cui 19 compagni e lo staff della Chapecoense, ha parlato in esclusiva a 'Sportmediaset' un anno dopo l'evento che ha cambiato per sempre la sua vita. “E' stato un anno difficile. Il dolore è una cosa eterna. Ho paura di volare, è normale. E quando lo faccio prego. Il giorno più emozionante è stato quando ho messo la protesi. Sono scoppiato a piangere”.

Sono passati 366 giorni da quel maledetto 28 novembre 2016, un giorno che ha segnato la vita di centinaia di persone tra vittime, sopravvissuti e famigliari. Jakson Follmann, 24 anni, era il portiere della Chapecoense decimata dallo schianto aereo di Medellin. Uno dei soli 6 sopravvissuti alla catastrofe, che ha spezzato le vite di 71 innocenti persone. Jakson, dopo tre giorni di coma, si è risvegliato senza la gamba destra, amputata dal ginocchio in giù. Da quel giorno sulla sua carriera da calciatore è calato il sipario, meno fortunato dei compagni Neto e Ruschel che hanno potuto tornare in campo, ma sempre un miracolato. Grazie all'affetto della compagna, dei genitori, degli amici e della fede, Follmann ha superato i momenti più duri ed è tornato a condurre una vita normale. La Chape non lo ha abbandonato e lui ha voglia di ritagliarsi uno spazio importante all'interno del club. Sia presente che futuro.

Un anno fa la tragedia di Medellin che ha cambiato per sempre la tua vita e non solo. Qual è il tuo ricordo?
“Mi ricordo che sull'aereo si sono spente tutte le luci e abbiamo capito che qualcosa non andava. Ho avuto solo il tempo di pregare. Nel momento della caduta sono svenuto e per fortuna non ho visto nessuno morire vicino a me. Nel momento in cui ho aperto gli occhi urlavo: 'qualcuno mi aiuti, non voglio morire'. Sono stato tre giorni in coma. E' un miracolo di Dio che mi ha dato questa seconda chance di vivere”.

Come stai ora?
“A livello fisico mi sento molto bene, ma ovviamente sono molto triste. Il dolore è molto grande. Quest'anno è passato molto velocemente. Certo, dobbiamo vivere le nostre vite, ma è stato un anno difficile. Avevo bisogno di adattarmi il più velocemente possibile alla mia nuova vita, adattarmi il più velocemente possibile a tutte le ferite che avevo. Il dolore è una cosa eterna. Ho paura di volare, è normale. E quando lo faccio prego”.

In cosa è quanto è cambiato l'uomo Jakson Follmann?
"Oggi vedo la vita in modo diverso. Apprezzo le cose semplici. Apprezzo molto il presente. Perché il domani potrebbe non arrivare. Ringrazio i medici, i messaggi di supporto, i pensieri positivi che mi hanno aiutato molto ad essere qui".

Quanto è stato duro il percorso per metabolizzare quella tragedia?
L'anno è stato sicuramente molto duro e pieno di emozioni. Il più grande momento di emozione per me è stato il giorno in cui ho indossato per la prima volta la mia protesi. Mi sono guardato intorno e ho visto i miei genitori e la mia compagna piangere. A quel punto anche io ho pianto”.

A parte i tuoi compagni Neto e Alan Ruschel, hai mai incontrato gli altri sopravvissuti?
"Non ho mai incontrato i sopravvissuti. Se ne avessi l'opportunità, sarebbe bello incontrarli per scambiarci le nostre esperienze".

Qual è il tuo rapporto con le famiglie delle vittime?
"Ho un grande rispetto per i parenti delle vittime e quando li incontro cerco di conversare, di dare una parola di incoraggiamento, un abbraccio, un po' di affetto. Sappiamo che è necessario avere un grande rispetto perché stiamo parlando di vite umane. Tutti noi vogliamo sapere la verità e vogliamo che le indagini siano chiuse il più rapidamente possibile. Ma allo stesso tempo dobbiamo continuare a vivere, anche perché abbiamo sofferto molto".

Qualche tempo fa hai detto che stavi lavorando duramente per tornare a una vita normale. A che punto è il tuo cammino?
La mia vita di tutti i giorni è normale. Conduco una vita normale. Frequento il club, ho il mio lavoro qui all'interno del club. È una vita normale. Non sto prendendo medicine, non vedo nessun dottore. Come ho detto, è una vita normale. L'adattamento alla protesi è molto buono. Ho impiegato 4 o 5 giorni per adattarmi. Ho una sola protesi e posso fare molte cose”.

Quella passata è stata un'estate ricca di emozioni. Mi racconti le tue sensazioni al trofeo Gamper con il Barcellona? Hai conosciuto Messi? Cosa vi siete detti?
"E' stata una grande emozione riuscire a incontrare Messi. È il miglior giocatore del mondo. E' stato molto umile nei nostri confronti. Non abbiamo discusso di nulla di specifico sull'incidente. Abbiamo parlato di campo, sulla responsabilità di rappresentare tutte le persone che lo ammirano. E' stata una conversazione molto bella".

Poi a settembre la gara con la Roma e l'incontro con il Papa in Vaticano.
"L'incontro con il Papa è stato un momento unico, un'emozione molto grande. Andare in Vaticano, ricevere la benedizione del Papa, è stato un momento unico che ha segnato per sempre il resto delle nostre vite".

Passiamo al campo. La Chapecoense ha conquistato la salvezza con 3 giornate d'anticipo. Un grande miracolo sportivo...
"E' stato fatto un lavoro sensazionale, qualcosa a cui pochi all'inizio credevano. Il club ha mantenuto i piedi per terra ed è riuscito nell'impresa. Grazie a Dio oggi possiamo guardare avanti e cercare di lottare per traguardi più importanti".

Da qualche giorno anche tu hai avuto la gioia di tornare ad allenarti in campo. Che sensazioni hai avuto?
"E' stato un momento magico, qualcosa di unico. Indossare di nuovo i guanti, sentire il calore della gente, annusare l'erba. Ogni volta che potrò, mi eserciterò di nuovo".

Per quanto riguarda il tuo futuro come procede il progetto di diventare un atleta paralimpico?
"Voglio fare sport per la mia salute, ma non a livello agonistico. Ho bisogno di mettermi alla prova in nuovi sport e capire quali sono i più adatti per me".

Cosa farà Jackson Follmann da grande? Qual è il più grande sogno?
“Al momento sono ambasciatore del club collegato alle pubbliche relazioni, ma la pianificazione della carriera che sto facendo con il mio agente, Luiz Paulo Chignall, è nell'area della gestione. Mi reco in società ogni giorno, frequento riunioni, corsi di formazione, viaggi con la squadra, eventi e tutto questo mi fa molto bene. Ho trovato l'area che mi piace nel calcio e voglio essere in grado di dare il mio contributo alla Chape che mi ha sempre supportato. All'inizio del 2018, inizierò un corso di gestione dello sport per migliorare le mie conoscenze. Mi vedo all'interno del club a fare cose buone per me e per la società. Vedo il club crescere, vedo una Chapecoense molto grande e vedo anche un Follmann molto maturo e utile all'interno del club".

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