Sopralluogo alla Bombonera: il campo è allagato, match posticipato a domenica alle 20 italiane
Boca Juniors vs River Plate, Xeneizes vs Millonarios, Bosteros vs Gallinas. La grande attesa per il primo Superclasico in una finale di XCopa Libertadores durerà 24 ore in più. Colpa del diluvio che si è abbattuto su Buenos Aires e che ha reso il terreno di gioco della Bombenera impraticabile. Il calcio d'inizio, così, verrà dato domenica alle ore 20 italiane. Un'occasione in più per analizzare i temi più interessanti di questa sfida.
BOCA “COPERO” – La dimensione internazionale del Boca ha la meglio: 6 coppe Libertadores contro le 3 del River, tre volte Boca sul tetto del mondo (1978, 2000 e 2003) contro un solo successo Intercontinentale del River (1986).
IL CRUCCIO DI DIEGO – Diego Maradona (che in gioventù si professava tifoso dell’Independiente e aveva Enrique Ricardo Bochini come idolo) è diventato icona del mondo Boca quando, nel gennaio 1981, si trasferisce in “azul y oro” dall’Argentinos Juniors. Dieguito vince il titolo nel 1981 dopodichè comincia la sua carriera europea. Ritorna al Boca nel ’94 e lì finisce, tre anni dopo, la sua carriera. Il grande cruccio? Non aver mai giocato con il Boca nella Copa Libertadores.
LA GIOIA DI ENZO – Enzo Francescoli, idolo moderno del River, se ne era andato nell’86 per trasferirsi in Francia (Racing Parigi) poco prima che il River conquistasse la sua prima Libertadores e successivamente si laureasse campione del mondo in Giappone. Torna a vestire la camiseta della “banda roja” nel ’94 dopo otto stagioni di onorato servizio nel calcio europeo. E nel ’96, a 35 anni, si toglie lo sfizio di vincere la Libertadores (anche grazie ai gol di un giovanissimo Hernan Crespo).
PANCHINE CONTRO – Guillermo Barros Schelotto, classe ’73, allena il Boca dal febbraio 2016. Da calciatore sfiorò l’Italia (lo voleva il Bologna a fine anni Novanta), da allenatore dopo gli esordi alla guida del Lanus è stato per qualche settimana sulla panchina sempre irta di spine del Palermo di Zamparini (stagione 2015-16). Marcelo Gallardo, classe ’76, è stato un talento precocissimo del vivaio River: esordio in A a nemmeno 17 anni, per una carriera dedicata interamente ai Millonarios salvo la parentesi europea (tre anni al Monaco e uno al Psg), una stagione negli States e una in Uruguay (Nacional). Da quattro anni e mezzo allena il River con cui, nel 2015, ha conquistato la Libertadores battendo nella doppia finale i messicani del Tigres.
STELLE EMERGENTI – Cristian Pavon, classe 1996, il “nuovo Caniggia”, ha la maglia numero 7 e già una discreta traiettoria internazionale visto che ha preso parte alla sfortunata spedizione dell’Argentina ai Mondiali di Russia. Rapido e tecnico, dribbling che fulmina, grande assist-man dà velocità e imprevedibilità alla manovra d’attacco del Boca. Nel River occhi puntati a Exequiel Palacios, classe ’98, centrocampista completo che sa contrastare e impostare. Il Real, dicono in Argentina, ha già un’opzione su di lui e con meno di una ventina di milioni può portarselo a Madrid, a gennaio o più probabilmente a luglio.
GLI “ITALIANI” – Panchina per gli “italiani” del Boca: Fernando Gago, Carlos Tevez e Mauro Zarate. L’unico ex del nostro campionato a giocare dall’inizio è così Lucas Pratto, il centravanti del River che pochi ricordano per i suoi trascorsi nel Genoa (14 partite e 1 gol, al Bologna, nel torneo 2011-12 più due centri in Coppa Italia); sempre nel River, panchina per l’ex centrocampista del Verona, Bruno Zuculini.
¡A esperar un día más para la gran final de la #CONMEBOLLibertadores!
— CONMEBOL Libertadores (@Libertadores) 10 novembre 2018
@BocaJrsOficial y @CARPoficial jugarán este domingo. pic.twitter.com/xbAfQUQ9iD