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CR7 denunciato per frode fiscale

Secondo la Procura di Madrid il campione portoghese avrebbe evaso 14,7 milioni di euro

13 Giu 2017 - 17:51

Dopo Leo Messi, tocca ora a Cristiano Ronaldo fare i conti con il fisco spagnolo. La Procura di Madrid ha presentato una denuncia contro il campione del Real, accusato di aver creato una società ad hoc per occultare al fisco 14.768.897 euro dei proventi derivanti dai diritti di immagine nel periodo che va dal 2011 al 2014. Secondo la sezione reati economici, CR7 avrebbe violato i suoi doveri fiscali volontariamente e coscientemente.

Se sul rettangolo di gioco le cose vanno alla grande, visto che la stagione si è conclusa con la doppietta Liga-Champions League che gli varranno il quinto Pallone d'oro della sua carriera, non altrettanto si può dire al di fuori, dove Ronaldo deve fare i conti con il Fisco spagnolo e prima ancora con le accuse di Football Leaks, dalla cui indagine è emerso che il fenomeno portoghese avrebbe dirottato verso le Isole Vergini pagamenti pubblicitari per 150 milioni di euro.

Secondo l'accusa, Ronaldo avrebbe evaso in forma "consapevole e volontaria" imposte per 1,39 milioni nel 2011, 1,66 nel 2012, 3,20 nel 2013 e 8,50 nel 2014. Questo grazie a una struttura di società in Irlanda e nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche creata nel 2010, un anno dopo il suo arrivo al Real Madrid, che gli consentiva di "nascondere all'Agenzia delle Entrate redditi generati in Spagna per i diritti d'immagine".

Il portoghese è accusato di quattro reati fiscali. Secondo la stampa spagnola rischierebbe, se ritenuto colpevole, fra uno e 7 anni di carcere. Secondo La Vanguardia se si applicasse a Ronaldo il metro usato per Messi la condanna sarebbe di 28 mesi e il portoghese potrebbe finire in prigione. Per il sindacato dei funzionari del fisco Ronaldo rischia fra 21 e 32 mesi. Un'ipotesi però ancora non proprio dietro l'angolo. Il tribunale deve decidere entro sei mesi se incriminare o meno il portoghese e rinviarlo a giudizio. Poi si andrebbe al processo e a una sentenza, non prima del 2018 o del 2019.

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