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Dalmat shock: "In coma dopo un incidente in moto e sei mesi in carrozzina"

L'ex nerazzurro: "Ho subito una trentina di operazioni. Dopo l'addio al calcio ho sofferto di depressione"

16 Gen 2019 - 11:09

In Italia Stephane Dalmat ha sfiorato uno scudetto nell'Inter targata Hector Cuper e ha lasciato un buon ricordo ai tifosi nerazzurri. Dopo la Serie A, ha giocato in Premier, Liga e Ligue 1. Una carriera tra alti e bassi, chiusa in seconda divisione con la maglia del Nimes nel 2012. E dopo le fatiche sul campo, Dalmat ha dovuto fare i conti con altri ostacoli ben più duri. Il primo, dopo il ritiro, è stato la depressione, poi un incidente in moto, dopo sei giorni di coma, l'ha costretto a restare sei mesi in carrozzina e a subire oltre 30 interventi.

Un calvario che l'ex Inter ha raccontato a RMC Sport. "Dopo la mia carriera ho sofferto di depressione. Ho avuto dei problemi personali - ha svelato l'ex centrocampista nerazzurro -. Noi giocatori viviamo in una bolla, in più il fatto di dover tagliare completamente con il passato... Per sei anni non ho fatto nulla".

In mezzo poi anche un brutto schianto in moto. "Un anno e mezzo fa a Bordeaux ho avuto un incidente in scooter - ha spiegato Dalmat -. Ho trascorso sei giorni in coma, sono stato su una sedia a rotelle per sei mesi". "Solo la mia famiglia lo sapeva, non avevo più niente - ha aggiunto -. Mi sono fratturato il bacino, ho avuto delle viti fissate per tre mesi, ho subito una trentina di operazioni". "L'ultima è stata il 24 ottobre, da allora ho ricominciato a vivere come prima - ha proseguito -. Al momento mi diverto, viaggio, ma prima o poi dovrò trovare un’occupazione, un progetto serio. Qualcosa da fare quando mi alzo la mattina".

Nel frattempo Dalmat ricorda con grande nostalgia gli aneddoti da calciatore. Anche quelli vissuti all'Inter, quando giocava con Ronaldo. "Ogni martedì mattina ci dovevamo pesare e Ronnie non voleva mai salire sulla bilancia - ha raccontato -. Per lui era un problema psicologico, gli dava fastidio vedere il suo peso". "C'era tensione e spesso poteva anche finire male - ha concluso -. Il mister era rigido su questo, ma Ronaldo non ne voleva sapere e su quella bilancia, alla fine, non ci è mai salito".

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