I Magpies verso la cessione a Mohammed Bin Salman: un'operazione non esclusivamente sportiva
di Gianluca Mazzini
Nell’Europa travolta dal coronavirus che si avvia alla recessione c’è chi punta a grandi affari. Anche nel calcio. È il caso del principe Mohammed Bin Salman. Il giovane e discusso leader dell’Arabia Saudita vuole a tutti i costi il Newcastle, una delle squadre più note della Premier League inglese (attualmente al tredicesimo posto). Mike Ahsley, proprietario del club dal 2007, avrebbe già concluso l’affare con i sauditi che attraverso il fondo PIF acquisiranno l’80% del club valutato 400 milioni di euro (con uno sconto di 50 milioni per via del coronavirus).
Newcastle è una piazza di grande tradizione, è il nono club inglese per numero di trofei, tra cui quattro scudetti e sei coppe d’Inghilterra. Nella squadra dei Magpies (le gazze) hanno giocato campioni come Keegan, Waddle, McDermott, Gascoigne, Ginola, Shearer. In panchina si sono seduti allenatori come Jack Charlton, Kenny Dalglish, Ruud Gullit, Bobby Robson, Rafa Benitez.
Già si favoleggia della campagna acquisti che potrà fare la nuova proprietà a suon di petrodollari. Il primo nome della lista per rifondare il club è quello di Massimiliano Allegri. L’ex allenatore della Juventus, che sogna da tempo un trasferimento oltremanica, sarebbe già stato contattato. La notizia viene riportata dai tabloid inglesi che lo danno in pole position per la prossima stagione. Per i nomi dei calciatori la lista è infinita. Facile prevedere che con la crisi di liquidità con cui dovrà fare i conti il calciomercato gli arabi potranno fare incetta di grandi nomi. Su tutti svetta quello del francese Griezmann. In attesa dei campioni proviamo a capire cosa significa questa acquisizione societaria.
Evidentemente non si tratta di un operazione esclusivamente sportiva. MbS non è tifoso dei Magpies, esattamente come non erano tifosi del PSG gli emiri del Qatar. In effetti le due operazioni hanno molti punti in comune. I sauditi cercano in questo modo di imitare i cugini arabi, dieci anni dopo. La storica rivalità che divide Riad e Doha (dai conflitti mediorientali al petrolio, dalle tv al proselitismo religioso) potrebbe avere un nuovo terreno di sfida nel calcio europeo.
Del resto da anni sia l’Arabia Saudita che il Qatar si cimentano con successo nel cosiddetto sportwashing. Ovvero promuovere attività sportive e mediatiche per migliorare l’immagine dei rispettivi Paesi, al centro spesso di oscure operazioni e scandali. Si pensi alle polemiche per i Mondiali assegnati al Qatar così come le accuse ai sauditi (e direttamente a MbS) per l’omicidio del giornalista Khashoggi.
Il PSG, pur facendo parte da anni dell’elite del calcio europeo, non ha mai vinto la Champions nonostante le pirotecniche campagne acquisti che hanno portato a Parigi nomi come grandi campioni come Ibrahimovic, Cavani, Mbappè e Neimar. L’errore degli emiri è forse stato quello di puntare più sui giocatori che sugli allenatori. Partire da un top manager come Allegri potrebbe consentire ai sauditi di ridurre i tempi dell’ascesa nell’olimpo del calcio continentale. La sfida da Newcastle ai rivali qatarini sta per iniziare. Forse nel segno di un mister italiano.