L'ex attaccante con un passato in Italia racconta la sua vita da incubo dopo essere stato accusato di aver partecipato a un golpe contro il presidente turco
"Erdogan mi ha tolto tutto, non mi è rimasto niente". Da bandiera della Turchia ad autista Uber per le strade di Washington e venditore di libri. E' l'incredibile e triste storia di Hakan Sukur, ex attaccante, con un passato anche in Italia con Torino, Inter e Parma, con cui vinse la Coppa Italia, E' lo stesso Sukur a denunciare la sua attuale condizione in un'intervista alla tedesca 'Welt am Sonntag', dove attribuisce la propria rovina alla sua opposizione al presidente turco, che gli sarebbe costata anche il congelamento di tutti i suoi beni nel suo paese di origine.
Dopo aver lasciato il calcio nel 2008, Sukur intraprese la carriera politica schierandosi con il partito di Erdogan (l'AKP) e nel 2011 venne eletto parlamentare. Ma nel 2016 venne accusato di aver partecipato al colpo di stato, poi fallito, e di essere vicino a Fetullah Gulen, ex alleato e successivamente nemico del presidente turco. "Golpe? Ho sempre fatto cose legali. Non sono un traditore o un terrorista. Sono un nemico del governo ma non dello Stato o della nazione, amo il mio paese", ha raccontato l'ex stella del calcio turco. E ancora: "Quando sono andato via, nel 2015, hanno incarcerato mio padre e confiscato tutti i miei beni. I miei genitori hanno il cancro e non posso tornare a trovarli. Non mi è rimasto più niente, Erdogan si è preso tutto: il mio diritto alla libertà, all'espressione e al lavoro. Il negozio di mia moglie è stato preso di mira dai vandali, i miei figli hanno subito molestie per strada, io ho ricevuto minacce dopo ogni intervista che rilasciavo".