Il 28 aprile 1970 nasceva l'allenatore dell'Atletico Madrid, squadra che ha portato ai vertici del calcio europeo grazie al “Cholismo”
“La prima parola che ha detto è stata 'gol': una volta gli regalarono un fortino con i soldati ma lui lo trasformò in un campo da calcio”. Per descrivere Diego Pablo Simeone è bene affidarsi alle parole del papà Carlos, che lo conosce meglio di tutti. Il “Cholo” compie 50 anni oggi 28 aprile e se da bambino trasformava tutti i giocattoli in chiave calcistica, da grande ha coronato il suo sogno, diventando prima un giocatore-chiave nelle sue squadre e poi un allenatore capace di capovolgere gerarchie consolidatissime e di regalare all'Atletico Madrid un ciclo forse irripetibile.
Il viaggio del Cholo cominciò da Buenos Aires e dal Club Villa Malcom, squadra del quartiere Palermo: era lì che il piccolo Simeone aveva dato i primi calci al pallone. Poi l'Estrella De Oro di Avenida Caseros, il Gimnasia y Esgrima e le giovanili del Velez Sarsfield. Qui, a 14 anni, fu soprannominato “Cholo” per la prima volta: a Victorio Spinetto, allora responsabile del settore giovanile del Velez, ricordava tanto Carmelo Simeone (con cui Diego non ha nessun legame di parentela), soprannominato anche lui in questo modo.
Il ruolo iniziale di Simeone era l'ala destra tutta cuore e grinta, ma proprio per queste caratteristiche venne presto dirottato in mezzo al campo: il bambino che amava disporre i soldati diventò in un baleno il leader carismatico delle giovanili del Velez. Esordì tra i grandi il 13 settembre 1987: solo un mese dopo avrebbe trovato il primo gol in carriera e già nel luglio del 1988, a 18 anni, sarebbe stato convocato nella “Selección” argentina.
Con la camiseta del “Fortín” si fece notare subito come centrocampista polivalente e intelligente, un “8” a tutto tondo, capace di mordere le caviglie avversarie ma di essere anche prolifico sotto porta (15 gol in 82 partite). Al punto che, nel 1990, arrivò la chiamata del Pisa: la Serie A di allora era il palcoscenico ambito da tutti, e anche le cosiddette piccole potevano accaparrarsi i migliori talenti del panorama mondiale. Giocò due anni in Toscana e nel 1991-92 conobbe per la prima volta la Serie B, categoria mai più toccata nemmeno da allenatore.
Il Cholo, infatti, volò a Siviglia, dove esplose e si affermò come goleador (16 centri in 73 partite), al punto da meritarsi il Mondiale. Negli Stati Uniti andò complessivamente male per la Selección, ma quel 1994 fu un anno importante, perché Simeone si trasferì all'Atletico Madrid, cominciando a legare il suo nome all'ambiente Colchonero. Con i “rojiblancos” arrivò una storica doppietta Liga-Coppa del Re nella stagione 1995-96: Simeone segnò nella gara decisiva per il campionato, contro l'Albacete, su una delle tante situazioni da gioco fermo preparate da Radomir Antic e che lo hanno visto protagonista. Avrebbe sviluppato con successo gli schemi del suo ex allenatore, recentemente morto, anche in panchina.
Nell'estate del 1997 il ritorno in Italia, ancora in nerazzurro ma stavolta all'Inter. Fu il secondo colpo, per importanza, dopo l'acquisto di Ronaldo. Simeone aggiunse esperienza, leadership e gol fondamentali, come la doppietta nel derby di ritorno. L'Inter arrivò seconda in campionato e, soprattutto, conquistò la Coppa Uefa nella finale di Parigi contro la Lazio, sua futura squadra dal 1999.
I biancocelesti sembravano doversi accontentare del secondo posto anche nel 2000: fu proprio un gol di Simeone, però, in Juventus-Lazio 0-1 ad avviare una storica rimonta-scudetto conclusa grazie all'aiuto di Calori nel diluvio di Perugia. L'avventura da calciatore in Italia si sarebbe chiusa nel 2003, non prima di aver contribuito con un gol al famoso 5 maggio 2002, con cui si “vendicò” dell'Inter, che tre anni prima lo aveva ceduto forse troppo a cuor leggero nell'ambito dell'operazione-Vieri. Terminò poi la carriera con due ritorni: prima all'Atletico Madrid e poi in Argentina, con la maglia del Racing Avellaneda. Nei club, in totale, ha vinto una Liga, una Coppa del Re, uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa Uefa e una Supercoppa europea. Niente male come palmarès se poi si aggiungono due edizioni della Copa America (1991, 1993) con l'Argentina.
Ma il meglio doveva ancora venire. Appese le scarpe al chiodo, Simeone volse lo sguardo a quei soldatini che disponeva da bambino: sarebbe stato subito un allenatore. E che allenatore: appena ha avuto una squadra in mano sin dall'inizio, la portò al successo. A ringraziare fu l'Estudiantes, che grazie al Cholo tornò a vincere in campionato dopo 23 anni. Un titolo di Clausura con il River Plate (2008), un anno al San Lorenzo e poi l'esperienza al Catania, dove subentrò a Marco Giampaolo nel gennaio 2011 e in appena sei mesi riuscì non solo a risollevare gli etnei, ma anche a salvarli e a portarli al record di punti in Serie A (46).
Dopo un'esperienza al Racing Avellaneda, Simeone nel dicembre 2011 coronò il suo sogno e divenne primo allenatore di quella che è sempre stata la sua casa calcistica: l'Atletico Madrid. La situazione dei Colchoneros non era molto invitante: decimo posto in Liga e tanti punti interrogativi ereditati da Gregorio Manzano. Il Cholo fece ordine tattico e tecnico, ridimensionando il culto del possesso palla, dando un senso a calciatori come Gabi, Mario Suarez ed esaltando le doti difensive di Godin e Miranda. Scolastico il suo 4-4-2, ma moderno per corsa, intensità, applicazione e pressing sul portatore.
Arrivò subito un'Europa League, competizione poi rivinta nel 2018. Ma l'anno della storia è stato il 2013-14: con i 27 gol di Diego Costa e i 13 di David Villa, i Colchoneros conquistarono una Liga al cardiopalma, difendendosi strenuamente al Camp Nou, nell'ultima decisiva gara al Camp Nou. Ad Alexis Sanchez rispose Godin: titolo dopo 18 anni e l'onta di una retrocessione. Il “Flaco” sarebbe stato poi protagonista della finale di Champions League: suo il colpo di testa che portò Simeone a un passo dalla leggenda. Sergio Ramos al 93', poi Bale, Marcelo e Cristiano Ronaldo spensero i sogni rojiblancos, con l'allenatore argentino che perse le staffe e venne espulso a pochi minuti dalla fine.
Due anni dopo un epilogo ancora più amaro. Ancora finale di Champions League contro il Real Madrid: a frapporsi tra il Cholo e la coppa dalle grandi orecchie furono i rigori, con gli errori di Griezmann (nei 90 minuti regolamentari) e di Juanfran (nella serie conclusiva). Il Cholo non ci sarebbe mai andato così vicino, anche perché negli anni successivi sarebbe stato eliminato ancora una volta dal Real Madrid, poi nel girone da Roma e Chelsea e, la stagione scorsa, dalla Juventus, nell'incredibile rimonta firmata da Cristiano Ronaldo.
Beffa delle beffe, una volta eliminato il Liverpool campione con una prestazione leggendaria ad Anfield Road, il calcio si è fermato per la pandemia-coronavirus. Se c'è una persona che avrebbe voglia di ripartire già da oggi, senza dubbio, è proprio il Cholo: per lui non ci sarebbe modo migliore di festeggiare i 50 anni.