Per il match di qualificazione mondiale contro la Corea del Sud
Per la sfida contro la Corea del Sud, valevole per le qualificazioni a Russia 2018, i tifosi iraniani sono stati invitati dalle autorità a presentarsi allo stadio completamente vestiti di nero e di intonare canti religiosi piuttosto che cori da stadio. Il motivo? Il match cade alla vigilia dell'Ashura, giorno di lutto nell'islam sciita perché segna la morte del nipote del profeta Maometto, Hussein Ibn Ali, nella battaglia di Kerbala.
Gli alti funzionari religiosi di Qom, sede di importanti scuole di seminario sciita, appoggiati da quelli di Teheran avevano chiesto di posticipare la partita. Davanti all'intransigenza della Fifa, i funzionari iraniani hanno permesso il regolare svolgimento del match, ma la tensione è palpabile. Le milizie Basij e i sostenitori di Hezbollah avevano minacciato di scendere in piazza per affrontare i tifosi, ritenendo il match di calcio in netto contrasto con lo spirito dell'Ashura.
Quindi si è arrivati a questo compromesso: tifosi locali vestiti di nero e niente cori da stadio, mentre ai supporter ospiti sarebbe stato chiesto di "tifare con compostezza" ed "evitare abbigliamenti vistosi". Il match contro la Corea è uno scontro al vertice, visto che le due squadre guidano appaiate il gruppo A con sette punti.
Nel mondo sciita l'Ashura è un giorno di lutto. Sarebbe stata istituita dal profeta Mohammed, prima dell'introduzione del digiuno di Ramadan, e consisteva in un periodo di digiuno di due giorni, il 9 e il 10 di muharram. A questo significato iniziale, per cui il digiuno era una componente importante della festività religiosa, gli sciiti aggiunsero la commemorazione del martirio dell'Imam al-Husayn ibn Ali e di 72 suoi seguaci ad opera delle truppe del califfo omayyade Yazid I. La strage avvenne il 10 del mese di muharram dell'anno 40 dell'Egira, ed il lutto per l'evento, presso gli sciiti, dura 40 giorni. Centinaia di migliaia di pellegrini si recano ogni anno nella città di Karbalà, dove si trovano le tombe dell'imam e dei suoi seguaci, per celebrare il lutto e piangere l'imam.