L'idea dell'ex portiere della nazionale spagnola per terminare la stagione
"Consiglio di tenere chiuso il Camp Nou fino al prossimo autunno". Nella previsione di un epidemiologo catalano, nei giorni scorsi, c'è tutta l'incertezza del calcio spagnolo di fronte alla domanda sulla possibile fase2 dell'emergenza coronavirus. Madrid è ancora nel pieno dello tsunami per porter pensare a quando ricomincerà l'amato calcio. Come ha ribadito il sindacato dei calciatori, "ogni decisione è subordinata ai provvedimenti delle autorità sanitarie e governative", perché - il ritornello è noto e mai banale - "bisogna tutelare la salute di tutti".
Inoltre, situazione tutt'altro che scontata, vanno messi a punto i protocolli di sicurezza: negli stadi come negli spogliatoi. L'idea è di suddividere la ripresa in tre fasi: il lavoro singolo, a gruppi ridotti e a ranghi completi. Tuttavia, i calciatori dovranno essere sottoposti al tampone, assieme allo staff tecnico, 72 ore prima del ritorno nei centri sportivi di riferimento. Allo studio un nuovo precampionato di 15 giorni prima di tornare in campo per gli impegni ufficiali. Tempi tutt'altro che brevi, dunque.
E poi, c'è l'idea lanciata dal 'totem' Iker Casillas di tornare in campo fra 3-4 mesi, in modo da concludere quello che resta della Liga entro dicembre. Un'ipotesi nemmeno troppo campata in aria, anche in relazione agli appuntamenti futuri del calcio, come conferma la collocazione della fase finale del Mondiale in Qatar: nel 2022 il torneo iridato andrà infatti in scena a cavallo fra novembre e dicembre, con tutti i campionati fermi. Nell'immediato futuro spagnolo, come del resto in Italia, resta la questione dei diritti tv dell'attuale stagione che, come ha affermato il presidente della Lega spagnola, Javier Tebas, sono già stati firmati e dovranno essere onorati in un modo solo: giocando. Sono lontani i tempi di quando Tebas ipotizzava un ritorno in campo per il 16 aprile, ma questo è ormai passato prossimo.