L'ala del Tottenham e un'infanzia difficile: "Devo ringraziare i miei genitori"
Carlos Tevez non è l'unico calciatore che è riuscito a realizzarsi dopo un'infanzia difficile nei quartieri duri delle grandi città sudamericane. Anche Lucas Moura ha avuto la sua Fuerte Apache a San Paolo: "Quando ero più piccolo ero in mezzo a una vita criminale. C'erano le bande, le pistole e la droga, la violenza era all'ordine del giorno. Purtroppo diversi miei amici hanno scelto quella vita, ora alcuni sono in galera e altri sono morti", ha raccontato l'ala del Tottenham.
Il brasiliano però era concentrato nell'inseguire il suo sogno di giocare a calcio da professionista, un sogno che si è alimentato grazie all'umiltà e agli sforzi dei suoi genitori, che lavoravano come parrucchiera e operaio in fabbrica: "Io ho sempre creduto di poter realizzare il mio desiderio, per questo ho continuato a giocare a calcio per strada, anziché fare il delinquente. Volevo dare un'altra vita ai miei, loro mi hanno mostrato la via giusta. Per me è impossibile vedermi in un'altra veste, ho sempre avuto nella mia testa questa idea di fare il calciatore".
E così a 18 anni l'ingresso in prima squadra col San Paolo ha permesso alla famiglia di Lucas Moura (lui, i genitori e i tre fratelli) di cambiare quartiere e trasferirsi in uno meno degradato, ma la metropoli non è migliorata, anzi: "Rispetto a 10 anni fa la violenza è ancora maggiore. Mi preoccupo per alcuni miei amici e cugini che vivono ancora nel mio vecchio quartiere. Quando vado lì a visitarli, lo scenario può far paura. La notte spesso vengono rubate le auto con minacce al conducente". Non c'è paragone, ovviamente, con Londra: "Qui è molto diverso, puoi camminare tranquillamente per strada la notte, ma penso sempre ai miei genitori. E mi aiuta la fede in Dio, anche nei momenti difficili come gli ultimi 6 mesi a Parigi in cui non ho giocato".
Nessun rimpianto, però, per Lucas Moura riguardo l'esperienza al Paris Saint Germain e nessun sentimento di rivalsa verso Mauricio Pochettino, che dal suo arrivo al Tottenham ha fatto giocare solo spezzoni di partite al 26enne paulista: "I primi 5 mesi mi sono serviti per adattarmi, poi la preparazione con la squadra mi ha aiutato a capire cosa vuole l'allenatore da me". Infatti le buone prestazioni di questo inizio di stagione, su tutte la doppietta al Manchester United, sono valse il ritorno nella Seleçao sotto una nuova spinta, come quando nel 2013 fu acquistato dal Psg: "Sono stati 5 anni davvero felici, ho vinto e soprattutto imparato molto, non solo come calciatore ma anche come persona. Londra è una città incredibile, le persone sono gentili e ci sono pure diversi ristoranti brasiliani". E qui ritorna la fede di Moura: "Devo solo dire grazie a Dio. Ho incontrato due bellissime città per giocare in due grandissimi club, è proprio un dono di Dio".