L'attaccante olandese non è tornato ad allenarsi e il Mainz valuta azioni legali
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In casa Mainz continua a tenere banco il caso Anwar El Ghazi, l'attaccante olandese sospeso due settimane per un post (poi rimosso) nel quale si schierava apertamente contro Israele e a favore della causa palestinese. Il calciatore, però, non è tornato ad allenarsi dopo essere stato reintegrato e non fa nessuna marcia indietro: "Non mi pento né ho rimorsi a proposito della mia posizione. Non prenderò le distanze da quanto ho detto, oggi e finché non esalerò l'ultimo respiro sto con l'umanità e gli oppressi - si legge - Non ci sarà mai la giustificazione all'uccisione di 3500 bambini nelle ultime tre settimane a Gaza. Come può il mondo rimanere silente quando a Gaza viene ucciso un bambino ogni 10 minuti? Nel tempo che impiego a giocare una partita vengono uccisi 9 bambini".
La mancata marcia indietro di El Ghazi ha sorpreso il Mainz, che ha minacciato azioni legali nei confronti del calciatore: "Mainz 05 rileva con sorpresa e disagio le dichiarazioni di Anwar El Ghazi sui suoi canali social. La società verificherà legalmente i fatti e poi valuterà le azioni. Il giocatore ha ricevuto una lettera di richiamo lunedì e attualmente non si sta allenando".
IL POST DI EL GHAZI
Con lungo post su Instagram, El Ghazi non si scusa e continua la sua personale battaglia affinché a Gaza smettano i bombardamenti. "Per evitare dubbi, quanto ho postato in data 27 ottobre 2023 è il mio ultimo pensiero. Qualsiasi altra cosa attribuita a me non è corretta nei fatti e non è stata fatta o autorizzata da me. La mia posizione rimane la stessa di partenza: sono contro la guerra e la violenza; contro l'uccisione di civili innocenti; contro ogni forma di discriminazione; contro l'islamofobia; contro l'antisemitismo; contro i genocidi; contro l'apartheid; contro l'occupazione e l'oppressione. Non mi pento né ho rimorsi per la mia posizione. Non prenderò le distanze da quanto ho detto, oggi e finché non esalerò l'ultimo respiro sto con l'umanità e gli oppressi. Non attribuisco responsabilità speciali, non credo che c'entri con questioni legate alla legge internazionale. Non ho alcuna scelta se non di rimanere fermo per la giustizia, alla ricerca della verità, lo faccio anche se va contro i miei interessi, contro i miei genitori e quelli a cui voglio bene. Non ci sarà mai giustificazione all'uccisione di 3500 bambini nelle ultime tre settimane a Gaza. Come può il mondo rimanere silente quando a Gaza viene ucciso un bambino ogni 10 minuti? Nel tempo che impiego a giocare una partita vengono uccisi 9 bambini. E questo numero cresce ogni giorno. Io non posso rimanere volutamente in silenzio. Dobbiamo chiedere che finisca subito il conflitto a Gaza!".