Il centrocampista ha piazzato 1260 scommesse: "Ho scommesso contro la mia squadra in passato"
L'ultima "bravata" è costata cara a Joey Barton. Il vulcanico centrocampista del Burnley, dopo una carriera sopra le righe dentro e fuori dal campo, è stato squalificato 18 mesi dalla Football Association per aver effettuato 1260 scommesse su partite di calcio. "La decisione mi costringe al ritiro - ha commentato Barton -, ma sono deluso dalla durezza della sanzione". Poi l'ammissione: "Tra il 2004 e il 2011 ho scommesso anche contro la mia squadra".
Questa volta la carriera calcistica di Joey Barton sembra davvero essere giunta a una conclusione. Pessima, ma definitiva. La FA ha deciso di squalificarlo per 18 mesi con effetto immediato per "cattiva condotta in relazione alle scommesse. Tra il 26 marzo 2006 ed il 13 maggio 2016 ha effettuato 1260 scommesse sulle partite di calcio, violando così la regola E8 della FA. In seguito all'udienza della Commissione, il centrocampista del Burnley è stato anche sanzionato con 30 mila sterline di multa".
Un problema, quello delle scommesse e del gioco d'azzardo, che Barton si porta dietro da diversi anni: "Dal 2004 ho piazzato più di 15mila scommesse su tutta una serie di sport, poco più di 1200 sul calcio e con poche sterline. Mi piace guardare lo sport e prevedere il risultato. Tra il 2004 e il 2011 - ammette Barton - ho scommesso anche contro la mia squadra, ma in queste poche occasioni non giocavo e non ero nemmeno in panchina. Non potevo influenzare il risultato in alcun modo. L'ultima di queste scommesse contro la mia squadra risale a sei anni fa, quando stavo attraversando un periodo delicato e quando la FA non era ancora così rigida in queste cose".
La lunga squalifica significa ritiro dal calcio giocato per il vulcanico centrocampista che l'ha giudicata eccessiva: "Sono molto deluso per questo, anche se ammetto di aver violato il regolamento. Sento però che la pena è più pesante di altre precedenti assegnate a giocatori meno controversi di me. Penso che se la FA fosse veramente seria nell'affrontare questo problema, dovrebbe guardare prima di tutto alla propria dipendenza dalle società, dal loro ruolo nel calcio e dalle trasmissioni sportive, piuttosto che incolpare i giocatori che fanno una scommessa".
Infine l'attacco: Non sono il solo ad avere problemi con il gioco d'azzardo nel calcio. Sono cresciuto in un ambiente dove le scommesse erano e sono ancora parte delle cultura. A me piace competere, amo vincere, sono anche dipendente da questo. Il calcio non è sicuramente un ambiente facile per chi vuole smettere di giocare. E' come chiedere ad un alcolista di recuperare in una pub o una birreria. Ogni volta che sollevo una maglia da gioco sto sponsorizzando una società di scommesse".