Il tecnico del Liverpool ha parlato dell'ipotesi quarantena per i calciatori che rientrano dai ritiri: "Non possiamo permetterci una situazione simile, sono i club che pagano gli stipendi"
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Jurgen Klopp non è mai stato uno che le manda a dire e anche sull'imminente pausa nazionali (in programma dal 22 al 30 marzo) il manager del Liverpool si è espresso molto chiaramente: "Io comprendo le esigenze delle varie federazioni nazionali - ha detto alla vigilia del match col Chelsea -, ma questo è un periodo in cui non si può far felici tutti e bisogna tenere conto che i giocatori sono pagati dai club. Quindi i club stessi devono essere la priorità".
Al di là dei rischi sanitari che possono comportare i viaggi intercontinentali in questo momento, Klopp si è detto preoccupato dalla normativa attualmente vigente nel Regno Unito, che impone una quarantena obbligatoria di 10 giorni in un 'Covid Hotel' per tutti coloro che rientrano dai paesi della black list. Il problema, nel caso dei Reds, riguarderebbe i brasiliani Alisson, Fabinho e Firmino e il portoghese Diogo Jota. Sebbene la Fifa abbia chiarito che i calciatori delle nazionali dovrebbero essere dispensati da simili obblighi, considerando anche la quantità di test a cui sono regolarmente sottoposti, non tutte le autorità sanitarie locali sono d'accordo e il rischio concreto è che il tecnico tedesco, così come altri suoi colleghi, si ritrovi senza alcuni elementi fondamentali della rosa per due o tre partite dopo la sosta. Il manager del Liverpool ha dunque lasciato intendere che, se questa dovesse essere la situazione, potrebbe opporsi alla partenza dei suoi per i ritiri delle rispettive nazionali: "Tutte le società hanno lo stesso problema e non possono far partire i calciatori come se niente fosse. Non possiamo lasciarli andare e poi trovarci in una situazione a causa della quale debbano stare dieci giorni in quarantena: non è proprio possibile".