L'ex Milan, che aveva accettato uno stipendio da 230 euro al mese pur di tornare al Santos, ha dovuto rescindere per le vicende legali in cui è coinvolto in Italia
Una settimana. Tanto è durata l'ultima avventura al Santos di Robinho. L'attaccante ex Milan era tornato nel club in cui è cresciuto dopo l’ultima esperienza europea in Turchia con la maglia dell’İstanbul Başakşehir (e pur di farlo aveva accettato uno stipendio di soli 230 euro al mese), ma il contratto con la società di Vila Belmiro è stato sospeso dai bianconeri a causa di una recente sentenza della Giustizia Italiana, che ha condannato Robinho a nove anni di carcere per un episodio di violenza sessuale avvenuto nel 2013, quando giocava nei rossoneri.
"Ho sempre voluto aiutare il Santos, ma se in qualche maniera la mia presenza diventa un problema, meglio andar via, meglio concentrarmi sulle mie vicende personali. Dimostrerò la mia innocenza per i tifosi del 'Peixao' e per chi mi vuole bene", aveva dichiarato qualche giorno più tardi Robinho, che si è sempre professato innocente.
Sulla vicenda però, dopo aver ascoltato le intercettazioni telefoniche del giocatore diffuse la scorsa settimana, è intervenuto anche Damares Alves, ministro brasiliano dei diritti umani, della famiglia e delle donne, che ha usato parole molto forti nei confronti del calciatore e ha annunciato che non farà sconti: vuole che l'attaccante classe 1984 vada in prigione subito. "Non ho altre parole da aggiungere - ha detto Alves - So che c’è ancora un appello, ma adesso c’è anche un audio. Di cosa abbiamo bisogno ancora? Prigione. Nessuno stupratore può essere applaudito“, ha aggiunto a ‘Globoesporte‘ facendo riferimento alla volontà di Robinho di tornare a giocare.
“So che c’è ancora un appello, ma penso che sia tutto molto chiaro - ha detto ancora il ministro brasiliano - Vedere le trascrizioni di ciò che è avvenuto mi ha provocato nausea e voglia di vomitare. È stato molto brutto aver letto quello che ho letto, soprattutto da un calciatore come lui. Parliamo di un crimine e l’aggressore non merita alcuna considerazione. Non dobbiamo fare alcuna concessione solo perché è un giocatore. Deve scontare la sua pena, lì o qui, immediatamente".